La Salvador di una volta
André Lima
Riproduzione di una cartolina del Farol da Barra,inizi secolo XX. Melo e Filhos Editores
TESTO IN ITALIANO (Texto em português)Camminavo per la città a piedi. Di giorno e di notte.
Di giorno mi piaceva guardare il vigile Pelé. Era una sorta di artista che dirigeva il traffico di Campo Grande. Di notte, invece, era la volta di Pelé do Tonel, uno spazzino della Limpurb che mostrava tutta la sua abilità con i secchi della spazzatura.
Tornavo a piedi dalle feste quasi all'alba, quando si sentiva arrivare il freschetto dell'umidità delle valli. Per non parlare del profumo di gelsomino. La città era in silenzio, per le strade quasi non passavano automobili. E se qualche passante parlava a voce alta per la strada, un residente della zona fischiava dalla finestra il vecchio
"Psiiiiiiiiiu per dire " Silenzio"!
I rumori si sentivano soltanto di giorno nella strada, come il grido di " vassoureeeeeeeeeeeeeiro", il tintinnio del triangolo del venditore di tabocas o il fischio dell' arrotino. Suoni perfetti per un pisolino pomeridiano, soprattutto dopo aver mangiato un buona galinha ao molho pardo .
Lo stesso rumore si sentiva nella Avenida Sete e nella rua Chile. Il commercio era sviluppato. Una breve sosta alla gelateria Primavera, se non passava l'autobus. E per non perdere l'orario del dentista c'era l'elegante Orologio di San Pietro.
Durante il fine settimana c'era la spiaggia. Prima di arrivare, era quasi obbligatoria una pausa nel quartiere di Amaralina, per mangiare un acarajé. Erano tutti buoni e non esisteva nessuna bahiana famosa e ricca. Era tanto il lavoro per preparare l'acarajé. Ci si svegliava molto presto per prepararlo. Non esisteva nessuna industria di pasta pronta per l'acarajé. Ma quando scattava l'ora X l'acarajé veniva deliziosamente appoggiato su una bella tavola di legno insieme ad alcune ceramiche di Maragogipinho.
La famiglia di André nella spiaggia di Piatã, 1971. L'autore e il fratello in braccio alla mamma.
Dopo la pausa per mangiare l'acarajé, si proseguiva verso la lontana Itapuã. Il traffico era scarso e si incontrava solo vicino alle spiagge più famose. Ma nulla disturbava il buon umore perché c'era sempre qualche posto dove parcheggiare e all'epoca non veniva rubata nessuna auto. Anche se raramente, avvenivano furti di stereo da auto. Non esistevano molti posteggiatori. Per inciso, va detto che questo tipo di lavoratore non era associato nè alla pratica delle estorsioni, né ai sindacati. E l'auto non era sinonimo di suono altissimo e di dubbia qualità. L'automobile serviva alla famiglia e non era comune avere più di un veicolo per famiglia .
La spiaggia era sabbia, ghiaccioli, birra, acqua di cocco e un buon bagno di mare pulito. Il tutto condito da tanto sole. E chi pensava che l'astro-re fosse debole, aggiungeva olio solare per abbronzarsi. Purtroppo, a volte, nella sabbia si vedeva bitume, perchè il discorso sull'ecologia apparteneva solo all'avanguardia europea. Ma non si vedeva mai un sacchetto di plastica buttato, una bottiglia di acqua minerale vuota e anche la lattina di birra Skol era in acciaio, che arrugginiva subito e si integrava in modo rapido al tutto.
A quell'epoca....potevo camminare per la città a piedi. Giorno e notte...
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André Lima. Fotografo, laureato in Administração de Empresas. Essendo soteropolitano (nato a Salvador-Ba), ha passato buona parte della vita alternando il sole caldo della Latitudine Sud 13 gradi all'acqua rinfrescante della Baìa de Todos os Santos.
© Copyright SARAPEGBE
E’ vietata la riproduzione, anche parziale, dei testi pubblicati nella rivista senza l’esplicita autorizzazione della Direzione
-------------------------------------------------------------------------------Di giorno mi piaceva guardare il vigile Pelé. Era una sorta di artista che dirigeva il traffico di Campo Grande. Di notte, invece, era la volta di Pelé do Tonel, uno spazzino della Limpurb che mostrava tutta la sua abilità con i secchi della spazzatura.
Tornavo a piedi dalle feste quasi all'alba, quando si sentiva arrivare il freschetto dell'umidità delle valli. Per non parlare del profumo di gelsomino. La città era in silenzio, per le strade quasi non passavano automobili. E se qualche passante parlava a voce alta per la strada, un residente della zona fischiava dalla finestra il vecchio
"Psiiiiiiiiiu per dire " Silenzio"!
I rumori si sentivano soltanto di giorno nella strada, come il grido di " vassoureeeeeeeeeeeeeiro", il tintinnio del triangolo del venditore di tabocas o il fischio dell' arrotino. Suoni perfetti per un pisolino pomeridiano, soprattutto dopo aver mangiato un buona galinha ao molho pardo .
Lo stesso rumore si sentiva nella Avenida Sete e nella rua Chile. Il commercio era sviluppato. Una breve sosta alla gelateria Primavera, se non passava l'autobus. E per non perdere l'orario del dentista c'era l'elegante Orologio di San Pietro.
Durante il fine settimana c'era la spiaggia. Prima di arrivare, era quasi obbligatoria una pausa nel quartiere di Amaralina, per mangiare un acarajé. Erano tutti buoni e non esisteva nessuna bahiana famosa e ricca. Era tanto il lavoro per preparare l'acarajé. Ci si svegliava molto presto per prepararlo. Non esisteva nessuna industria di pasta pronta per l'acarajé. Ma quando scattava l'ora X l'acarajé veniva deliziosamente appoggiato su una bella tavola di legno insieme ad alcune ceramiche di Maragogipinho.
La famiglia di André nella spiaggia di Piatã, 1971. L'autore e il fratello in braccio alla mamma.
Dopo la pausa per mangiare l'acarajé, si proseguiva verso la lontana Itapuã. Il traffico era scarso e si incontrava solo vicino alle spiagge più famose. Ma nulla disturbava il buon umore perché c'era sempre qualche posto dove parcheggiare e all'epoca non veniva rubata nessuna auto. Anche se raramente, avvenivano furti di stereo da auto. Non esistevano molti posteggiatori. Per inciso, va detto che questo tipo di lavoratore non era associato nè alla pratica delle estorsioni, né ai sindacati. E l'auto non era sinonimo di suono altissimo e di dubbia qualità. L'automobile serviva alla famiglia e non era comune avere più di un veicolo per famiglia .
La spiaggia era sabbia, ghiaccioli, birra, acqua di cocco e un buon bagno di mare pulito. Il tutto condito da tanto sole. E chi pensava che l'astro-re fosse debole, aggiungeva olio solare per abbronzarsi. Purtroppo, a volte, nella sabbia si vedeva bitume, perchè il discorso sull'ecologia apparteneva solo all'avanguardia europea. Ma non si vedeva mai un sacchetto di plastica buttato, una bottiglia di acqua minerale vuota e anche la lattina di birra Skol era in acciaio, che arrugginiva subito e si integrava in modo rapido al tutto.
A quell'epoca....potevo camminare per la città a piedi. Giorno e notte...
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André Lima. Fotografo, laureato in Administração de Empresas. Essendo soteropolitano (nato a Salvador-Ba), ha passato buona parte della vita alternando il sole caldo della Latitudine Sud 13 gradi all'acqua rinfrescante della Baìa de Todos os Santos.
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TEXTO EM PORTUGUÊS (Testo in italiano)
A Salvador de uma outra época
por
André Lima
Cartão postal do Farol da Barra, no início do século XX. Autoria de Melo e Filhos Editores
Eu andava a pé pela cidade. Dia ou noite.
De dia gostava de ver o guarda de trânsito Pelé. Um artista que comandava o tráfego no Campo Grande. De noite era vez do Pelé do Tonel, um gari da Limpurb, mostrar sua habilidade com os tonéis de lixo.
Voltava a pé das festas quase de madrugada, quando rolava um friozinho da umidade dos vales. Sem falar no cheiro de jasmim. A cidade em silêncio, quase não passava carros pelas ruas. E se algum transeunte falasse alto na rua, logo um morador da região fazia da janela o velho “Psiiiiiiiiiu!” de silêncio.
Rua com barulho era para ser de dia, incluindo o grito do “vassoureeeeeeeeeeeeeiro”, o tinlintar do triângulo do vendedor de tabocas ou o apito do amolador de faca. Sons perfeitos para uma soneca no turno vespertino. Principalmente depois de comer uma boa galinha ao molho pardo.
O agito mesmo era na Avenida Sete e na Rua Chile. O comércio era forte. Uma paradinha na Sorveteria Primavera, caso não passasse por uma das Kombis abertas desta Sorveteria. E, para não perder o horário do dentista, o elegante Relógio de São Pedro.
Final de semana nas praias. Antes de chegar, uma parada em Amaralina para comer um acarajé. Todos eram bons e nenhuma baiana era famosa e rica. Acarajé dava trabalho fazer. Acordava-se muito cedo para preparar. Não havia a indústria da massa de acarajé. Mas na hora “H” o acarajé estava delicioso no belo tabuleiro de madeira com algumas cerâmicas de Maragogipinho.
Saindo da parada do acarajé em direção à longínqua Itapuã, engarrafamento mesmo só pouco e nas mediações das praias mais badaladas. Mas nada que atrapalhasse o bom astral, pois sempre havia local para estacionar e quase nenhum carro era roubado. O roubo, ainda que raro, era de toca-fitas. Nem havia tantos guardadores. Aliás, esse tipo de profissional não era associado à prática de extorsão, nem a sindicatos. E carro não era sinônimo de som alto de qualidade duvidosa. O carro era de família. Não era comum ter mais de um veículo por família.
Praia era areia, picolé, cerveja, água de coco e um bom banho de mar limpo. Tudo regado a muito sol. E quem achava que o astro-rei era fraco, ainda botava óleo de bronzear. Infelizmente, às vezes, rolava betume na areia, pois ecologia era papo de europeu de vanguarda. Mas nunca um saco plástico, uma garrafa de água mineral e até a Skol era de lata de aço, que enferrujava rapidamente e incorporava ao meio.
...Na época podia andar a pé pela cidade. Dia ou noite...
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É proibida a reprodução, mesmo que parcial, dos textos publicados na revista sem a explícita autorização da Direção.
por
André Lima
Cartão postal do Farol da Barra, no início do século XX. Autoria de Melo e Filhos Editores
Eu andava a pé pela cidade. Dia ou noite.
De dia gostava de ver o guarda de trânsito Pelé. Um artista que comandava o tráfego no Campo Grande. De noite era vez do Pelé do Tonel, um gari da Limpurb, mostrar sua habilidade com os tonéis de lixo.
Voltava a pé das festas quase de madrugada, quando rolava um friozinho da umidade dos vales. Sem falar no cheiro de jasmim. A cidade em silêncio, quase não passava carros pelas ruas. E se algum transeunte falasse alto na rua, logo um morador da região fazia da janela o velho “Psiiiiiiiiiu!” de silêncio.
Rua com barulho era para ser de dia, incluindo o grito do “vassoureeeeeeeeeeeeeiro”, o tinlintar do triângulo do vendedor de tabocas ou o apito do amolador de faca. Sons perfeitos para uma soneca no turno vespertino. Principalmente depois de comer uma boa galinha ao molho pardo.
O agito mesmo era na Avenida Sete e na Rua Chile. O comércio era forte. Uma paradinha na Sorveteria Primavera, caso não passasse por uma das Kombis abertas desta Sorveteria. E, para não perder o horário do dentista, o elegante Relógio de São Pedro.
A família de André na praia de Piatã, 1971. Ele e o irmão no colo da mãe.
Final de semana nas praias. Antes de chegar, uma parada em Amaralina para comer um acarajé. Todos eram bons e nenhuma baiana era famosa e rica. Acarajé dava trabalho fazer. Acordava-se muito cedo para preparar. Não havia a indústria da massa de acarajé. Mas na hora “H” o acarajé estava delicioso no belo tabuleiro de madeira com algumas cerâmicas de Maragogipinho.
Saindo da parada do acarajé em direção à longínqua Itapuã, engarrafamento mesmo só pouco e nas mediações das praias mais badaladas. Mas nada que atrapalhasse o bom astral, pois sempre havia local para estacionar e quase nenhum carro era roubado. O roubo, ainda que raro, era de toca-fitas. Nem havia tantos guardadores. Aliás, esse tipo de profissional não era associado à prática de extorsão, nem a sindicatos. E carro não era sinônimo de som alto de qualidade duvidosa. O carro era de família. Não era comum ter mais de um veículo por família.
Praia era areia, picolé, cerveja, água de coco e um bom banho de mar limpo. Tudo regado a muito sol. E quem achava que o astro-rei era fraco, ainda botava óleo de bronzear. Infelizmente, às vezes, rolava betume na areia, pois ecologia era papo de europeu de vanguarda. Mas nunca um saco plástico, uma garrafa de água mineral e até a Skol era de lata de aço, que enferrujava rapidamente e incorporava ao meio.
...Na época podia andar a pé pela cidade. Dia ou noite...
© Copyright SARAPEGBE
É proibida a reprodução, mesmo que parcial, dos textos publicados na revista sem a explícita autorização da Direção.
André Lima. Fotografo, om formação em Administração de Empresas. Por ser soteropolitano (nascido em Salvador-Ba), passou boa parte da vida alternando sob o sol escaldante da latitude Sul 13 graus e a refrescante água da Baía de Todos os Santos.