Mons. Aldo Mongiano e l'opzione per i popoli indigeni
Jaime C. Patias IMC
Dom Aldo nella comunità indigena di Maturuca-Raposa Serra do Sol.Festa per l'Omologazione Terra indigena TIRSS, aprile 2005 (Roraima-Brasile). Foto di Lirio Girardi
TESTO IN ITALIANO (Texto em português) News Sarapegbe, 24 aprile 2020
Il vescovo della opzione preferenziale per i popoli indigeni di Roraima, Mons. Aldo Mongiano, IMC, ha celebrato la sua Pasqua definitiva il 15 aprile a Moncalvo (AT) in Italia. Nato il 1 novembre 1919, aveva 100 anni, 5 mesi e 15 giorni. Era il più anziano della Conferenza Episcopale brasiliana (CNBB) e uno dei vescovi più anziani del mondo. Missionario della Consolata, identificato con la missione
ad gentes, è stato ordinato sacerdote nel 1943. Ha lavorato in Portogallo e Mozambico prima di essere nominato, da Paolo VI, nel 1975, vescovo della Prelatura di Rio Branco, attuale diocesi di Roraima (Brasile), creata nel 1979. Ha sostituito il suo compagno di congregazione, Mons. Servilio Conti, IMC (1915-2014). Mons. Mongiano, rimase al timone della diocesi fino al 1996 quando si dimise per età canonica e tornò in Italia, dove continuò ad accompagnare la missione della Chiesa che amava.
Don Aldo Mongione con Don Roque Paloschi, Arcivescovo di Porto Velho (RO) e
Presidente del CIMI. -Maturuca. 2005. Foto di Lirio Girardi
L'opzione per gli indigeni
La vita di Mons. Mongiano è sempre stata guidata dalla verità del Vangelo e della fede in Gesù. La sua traiettoria è stimolante e mostra il significato della missione incarnata nella realtà, con la sua testimonianza profetica, impegnata nella difesa delle popolazioni indigene contro l'invasione di cercatori d’oro, allevatori di bestiame (fazendeiros) e coltivatori di riso. Questo suo coraggio ha portato a diverse conquiste storiche, principalmente nella demarcazione e omologazione delle Terre Indigene (TI) come TI São Marcos (30/10/1991), TI Yanomami (25/05/1992) e TI Raposa Serra do Sol (15/04/2005). Il più importante risultato di questa lotta fu che gli indigeni riacquistarono la loro dignità.
Nel 1974, i padri missionari della Consolata in Roraima, decisero che le popolazioni indigene sarebbero diventate la priorità del loro lavoro. La scelta è stata importante e storica. Pochi anni dopo, pure la diocesi di Roraima nella sua Assemblea del 1979, ha fatto la scelta per gli indigeni. In quel tempo, Mons. Aldo ha pubblicato una Lettera Pastorale dal titolo: "I missionari possono evangelizzare gli indios?" Fu la risposta al presidente della Funai (Fondazione Nazionale dell’Indio) che aveva proibito ai missionari di lavorare con gli indigeni.
Con coraggio e profezia, nella lettera, il vescovo ha denunciato la vergognosa situazione di abbandono e sfruttamento che soffrivano le comunità indigene e ha ribadito che la Chiesa avrebbe continuato la sua missione, nonostante il divieto. A causa del Vangelo, è stato minacciato e perseguitato, ma non era da solo. Come un pastore camminava avanti, in mezzo e dietro le comunità con i loro leader, sacerdoti, fratelli e sorelle religiosi in missione nella diocesi. Oggi gli indigeni dicono:"Mons. Aldo ci ha fatto capire che noi indigeni siamo uguali agli altri". Questa insegnamento mostra l’incisività del lavoro del vescovo e il cambiamento che lui stesso ha dovuto vivere per abbracciare pienamente la causa dei popoli indigeni. La sua visione ha aperto il cammino agli indigeni non solo per garantire il possesso dei loro territori, ma anche per raggiungere la dignità di sentirsi protagonisti della loro storia politica, economica, sociale, culturale e spirituale.
Festa per l'omologazione della Terra indigena TIRSS- Maturuca (RO-Brasile) aprile 2005
Un messaggio inscritto nei cuori
Io non ho vissuto con Mons. Mongiano, ma l'ho conosciuto come un confratello maggiore della nostra famiglia Consolata, inizialmente leggendo articoli e notizie sulla Chiesa perseguitata di Roraima, terra bagnata di sangue e resistenza. Nella redazione della rivista "Missões", dove ho lavorato per 10 anni, la lotta delle popolazioni indigene ha sempre avuto un’attenzione particolare. E la vita del vescovo si mescolava a queste pagine che ne raccontavano la storia. Aveva una parola di tenerezza e compassione per tutti, compresi quelli che lo perseguitavano. Durante le sue visite a São Paulo, ho avuto l'opportunità di sentirlo e intervistarlo.
Nelle sue dichiarazioni, quello che richiamava l'attenzione era la sua fermezza e allo stesso tempo la serenità, atteggiamento all'altezza del suo motto episcopale: "Gratia et Pax multiplicentur" (Grazia e Pace si moltiplicano). Finalmente, nel 2003, sono andato in Roraima dove ho visitato le comunità che il vescovo italiano amava così tanto. Lì, ho potuto percepire direttamente quanto lui era ricordato. Le testimonianze traboccavano spontaneamente dal cuore delle persone, che Mons. Aldo aveva segnato con la sua vita, la sua spiritualità e fede. Recentemente, sono stato in Roraima e ho potuto verificare ancora una volta il suo messaggio scritto nel cuore delle persone e delle comunità.
Alla fonte del Concilio Vaticano II
Mons. Mongiano è riuscito a leggere e incarnare gli insegnamenti del Concilio Vaticano II che, quando si esprime sulla Chiesa, parla prima del "popolo di Dio" e poi della gerarchia al servizio del popolo. Come vescovo, si rese conto che, nell'evangelizzazione, era necessario assumere questa nuova visione del Concilio, che riconosceva i diritti umani e la necessità di rispettare le culture locali, con un'ampia visione della persona, della sua dignità e dei doveri sociali. Era vescovo di tutti, ma la sua scelta preferenziale era per gli indigeni e i poveri. Una opzione che viene sottolineato molto chiaramente nel suo libro di memorie: "Roraima, tra profezia e martirio: testimonianza di una Chiesa tra gli indios".
Mongiano è un esempio per tutti coloro che si impegnano per la giustizia e i diritti dei popoli, ancor più di fronte all'attuale situazione del Brasile dove aumentano gli attacchi ai diritti dei popoli indigeni, con molta pressione per rivedere le terre già omologate, consentire alle compagnie minerarie di affittare queste terre per guadagnare attraverso lo sfruttamento indiscriminato.
Omaggio per i 100 anni di Mons. Aldo Mongiano. Torino-1° Nov. 2019. Foto di Jaime C.Patias
Gratitudine a Dio
Il 1 novembre 2019 ho partecipato alla messa di ringraziamento per il centenario di vita di Mons. Mongiano, nella chiesa del Beato Allamano, a Torino, proprio nella Casa Madre dei missionari della Consolata, dove si trova la tomba del Fondatore. Nella sua piena maturità, il vescovo emerito di Roraima era sereno e lucido. Si rivolse al Signore, chiese perdono, ringraziò e benedisse tutti coloro che lo hanno accompagnato e aiutato: “Ho ricevuto solo favori e grazie. Ho consacrato la mia vita a Dio, alla Madonna e alle missioni. Chiedo al Signore di benedire le vostre case, le vostre famiglie, la vostra vocazione”.
Questa benedizione rimarrà per sempre nella vita degli amici di Roraima e dell'Italia, dei familiari, dei missionari e missionarie della Consolata presenti in quella celebrazione presieduta da Mons. Mário Antônio, attuale vescovo di Roraima. Il giorno seguente, Mons. Mongiano è stato di nuovo onorato, questa volta a Pontestura, suo paese natale dove viveva con sua sorella Caterina. Durante la messa, ha ricevuto una lettera con gli auguri e la benedizione di Papa Francesco, un meritato riconoscimento per un pastore che nella sua missione è sempre stato fedele alla Chiesa.
Ringraziamo Dio per la vita e la missione di questo grande vescovo missionario. Alla presenza di Dio possa intercedere per noi affinché la Chiesa non perda mai la sua dimensione profetica.
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P. Jaime Carlos Patias
,IMC. Consigliere Generale per l'America.
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TEXTO EM PORTUGUÊS (Testo in italiano)Dom Aldo Mongiano e a opção pelos povos indígenas
por
Jaime C. Patias, IMC
Festa para homologação da Terra indígena. Maturuca-Raposa Serra do Sol.
(Roraima-Brasile). Abril de 2005. Foto de Lirio Girardi
News Sarapegbe, 24 aprile 2020
O bispo com opção preferencial pelos povos indígenas de Roraima, Dom Aldo Mongiano, IMC, fez sua Páscoa dia 15 de abril, em Moncalvo (AT) na Itália. Nascido em 1º de novembro de 1919, tinha 100 anos, cinco meses e 15 dias de vida. Faleceu no 15º aniversário da homologação da TI Raposa Serra do Sol (15 de abril de 2005) e na Semana dos Povos Indígenas. Era o bispo mais idoso da CNBB e um dos bispos mais idosos do mundo. Missionário da Consolata, plenamente identificado com a missão
ad gentes além-fronteiras, foi ordenado padre em 1943. Trabalhou em Portugal e Moçambique antes de ser nomeado, por Paulo VI, em 1975, bispo da Prelazia de Rio Branco, atual diocese de Roraima (Brasil), criada em 1979. Substituiu o seu colega de congregação, Dom Servilio Conti, IMC (1915-2014). Dom Aldo, permaneceu à frente da diocese até 1996 quando renunciou por idade canônica e retornou à Itália, onde continuava a acompanhar a caminhada da Igreja.
A opção pelos indígenas
A vida de Dom Aldo sempre foi pautada pela verdade do Evangelho e a fé em Jesus Cristo. Sua trajetória é inspiradora e mostra o sentido da missão encarnada na realidade, com seu testemunho profético, comprometido com a defesa dos povos indígenas de Roraima contra a invasão de garimpeiros, fazendeiros e arrozeiros. Esta sua coragem resultou em várias conquistas históricas, principalmente na demarcação e homologação de Terras Indígenas (TIs) como a TI São Marcos (30/10/1991), a TI Yanomami (25/05/1992) e a TI Raposa Serra do Sol (15/04/2005). O mais importante de tudo nessa luta foi que os indígenas recuperaram sua dignidade.
Dom Aldo Mongione com Don Roque Paloschi, Arcebispo de Porto Velho (RO) e
Presidente do CIMI. -Maturuca. 2005. Foto de Lirio Girardi
Em 1974, os missionários da Consolata, em Roraima, decidiram que os Povos Indígenas seriam a prioridade de seu trabalho. A escolha foi importante e histórica. Alguns anos depois, a própria diocese de Roraima, em sua Assembleia de 1979, fez a opção pelos indígenas. Na ocasião, Dom Aldo publicou uma Carta Pastoral com o título: "Os missionários podem evangelizar os índios?" Foi a resposta ao Presidente da Funai (Fundação Nacional do Índio), que havia proibido os padres e religiosas de trabalharem com os indígenas.
Na carta de coragem e profecia, o bispo denunciou a situação vergonhosa de abandono e exploração que as comunidades indígenas sofriam, e afirmou que a Igreja continuaria a sua missão, apesar da proibição. Por causa do Evangelho, foi ameaçado e perseguido, mas não estava sozinho. Caminhava à frente, no meio e atrás das comunidades com suas lideranças, dos padres, dos irmãos e irmãs religiosas em missão na Diocese. Hoje os indígenas afirmam: “Dom Aldo nos fez entender que nós indígenas somos iguais aos outros”. Esse ensinamento mostra a dimensão do trabalho do bispo que também teve de mudar para assumir a causa. Sua visão abriu caminho para os indígenas não apenas garantir a posse de seus territórios, mas também para a conquista da sua dignidade como sujeitos ativos de sua história política, econômica, social, cultural e espiritual.
. Festa para a homologação da Terra indigena. TIRSS. Maturuca (RO).
Foto di Lirio Girardi
Uma mensagem inscrita nos corações
Eu não convivi com Dom Aldo, mas o conheci como irmão mais velho da nossa família Consolata, inicialmente lendo artigos e notícias sobre a Igreja perseguida de Roraima, terra banhada de sangue e resistência. Na redação da revista Missões, na qual trabalhei por 10 anos, a luta dos povos indígenas sempre foi pauta. E a vida do bispo se misturava com essas páginas que narravam a história. Tinha uma palavra de ternura e compaixão para todos, inclusive, para quem o perseguia.
Em suas passagens por São Paulo, tive a oportunidade de encontrá-lo e entrevistá-lo. Nas suas colocações, chamava atenção a firmeza e ao mesmo tempo a serenidade, fazendo jus ao seu lema episcopal: “Gratia et Pax multiplicentur” (Graça e paz sejam multiplicadas). Finalmente, em 2003, fui conhecer Roraima e as comunidades que o bispo italiano tanto amava. Ali, pude constatar o quanto ele era lembrado. O testemunho brotava do coração das pessoas, as quais Dom Alado marcou com sua vida, sua espiritualidade e espírito de fé. Recentemente, estive em Roraima e pude verificar a sua mensagem escrita no coração das pessoas e comunidades.
Na fonte do Concílio Vaticano II
Dom Aldo soube ler e encarnar os ensinamentos do Concílio Vaticano II que, ao tratar da Igreja, fala em primeiro lugar do “povo de Deus” e, depois, da hierarquia a serviço do povo. Como bispo, ele percebeu que, na Evangelização, era preciso assumir essa nova visão do Concílio, o qual reconheceu os direitos humanos e a necessidade de respeitar as culturas locais, com uma visão ampla sobre a pessoa, a sua dignidade e os deveres sociais. Era bispo de todos, mas a sua opção foi pelos indígenas e pelos pobres. Deixou isso bem claro em seu livro de memória: “Roraima, entre a profecia e o martírio: Testemunho de uma Igreja entre os indígenas”.
Dom Aldo é um exemplo a ser seguido por todos os que são comprometidos com a justiça e os direitos dos povos, ainda mais diante da atual conjuntura de um Brasil feito de muitos ataques aos direitos dos Povos Indígenas, com muita pressão pela revisão das terras homologadas, liberação à mineração e ao arrendamento dessas terras para exploração de terceiros.
Homenagem para os 100 anos de Dom Aldo Mongiano. Turim. 1 de nov. de 2019.
Foto di Jaime C.Patias
Gratidão a Deus
Em 1º de novembro de 2019, participei da missa em ação de graças pelos 100 anos de Dom Aldo, na Igreja do Bem-aventurado José Allamano, em Turim e Casa Mãe dos missionários da Consolata, onde se encontra o túmulo do Fundador. Em plena maturidade, ele estava sereno e lúcido. Rezou, pediu perdão, agradeceu e abençoou a todos os que o acompanharam e ajudaram: “Tenho recebido somente favores e graças. Consagrei a minha vida a Deus, à Nossa Senhora e às missões. Peço ao Senhor que abençoe a vossa casa, as vossas famílias, a vossa vocação”.
Essa bênção permanecerá para sempre na vida dos amigos de Roraima e da Itália, familiares, missionários e missionárias da Consolata presentes naquela celebração presidida por Dom Mário Antônio, atual bispo de Roraima. No dia seguinte, Dom Aldo foi homenageado também em Pontestura, sua terra natal onde vivia com sua irmã Caterina. Durante a missa, recebeu uma carta com os parabéns e a bênção do Papa Francisco, reconhecimento merecido para um pastor que sempre foi fiel à Igreja servidora.
Agradecemos a Deus pela vida e missão desse grande bispo, missionário. Na presença de Deus que ele interceda por nós para que a Igreja nunca perca a sua dimensão profética.
Pe. Jaime Carlos Patias, IMC. Conselheiro Geral para América.