La storia di Hortensia. RACCONTO
Antonella Rita Roscilli
TESTO IN ITALIANO   (Texto em português)

                                                                                                                                                                                                      Novità Sarapegbe 22 maggio 2020

Viveva felice in quel giardino, illuminata dal sorriso del Sole. Di mattina i raggi la scaldavano, radianti come il Fuoco. Di notte si dissetava con le gocce d'Acqua che risalivano dalla Terra umida. All'alba, una nebbiolina fresca la avvolgeva tutta rafforzando il suo prezioso corpo. Quell'anno raggiunse quasi un metro di altezza e mostrava con dignità i suoi fiori grandi e belli che andavano crescendo. Le foglie erano forti, sane, e resistevano a ogni tipo di pioggia. Era orgogliosa di vivere, tutti la amavano, e lei amava tutti. Donava colori luminosi. Passarono le stagioni, anno dopo anno, settimana dopo settimana, giorno dopo giorno, ora dopo ora, momento dopo momento.
                                                           
 
Ma giunse un momento in cui cominciò a notare insoliti movimenti attorno a sé. Le parve di scorgere volti nuovi lì, oltre la grande vetrata, nel soggiorno. Non vedeva più i suoi amici che ogni giorno le offrivano acqua fresca e canterina, la accarezzavano e le parlavano, quegli amici non c'erano più. Dov'erano andati? Si erano forse trasferiti  o sarebbero tornati? Guardò meglio e vide che dentro ora c'erano altre persone. Nei giorni seguenti portarono bottiglie d'acqua per calmare la sua sete, sì, ma non avevano cura,  versavano l'acqua sulla terra senza guardare, non accarezzavano le sue foglie, neppure le parlavano.

Poi dimenticarono di portarle l'acqua.Continuava ad aspettare e a sperare, fino a quando scendeva la notte, ma non arrivava nulla. Con il passar del tempo rimase solo la fedele nebbiolina mattutina, lei sì che continuava ad aiutarla a vivere e a fortificarsi. Tutto il resto, attorno a sé, si fece denso di ombre sempre più pesanti. Le sue gambe, che erano solite bagnarsi nella terra, non trovarono più gocce. Si sentì sola, abbandonata, senza aria. Quella notte pianse molto e così seccò ancora di più le sue amate foglie. La Luna la guardò illuminandola teneramente, ma non apparve nessuno.
                                                        
 
Era trascorso un altro giorno. Al tramonto, finalmente, qualcuno si avvicinò e la toccò! Immediatamente sorse in lei una speranza, ma poi, all'improvviso, avvertì come un peso, qualcosa sulla cima delle foglie, come se qualcuno afferrasse tutto il suo corpo con le mani. Sperò che quel tocco fosse una buona cosa, forse un abbraccio! Ma presto sentì che le gambe gli facevano molto male. Furono prese con violenza, spezzate, tagliate fuori dalla buona Madre Terra che la nutriva. Divenne tutto buio. Le mancò l'aria, sentì un bruciore e svenne. Quando riaprì gli occhi, si accorse di stare in mezzo ad oggetti estranei, cose rotte, vecchie, usate, scartate, abbandonate. 
 
Quasi senza gambe, eppure ancora tanto bella, se ne stava appoggiata alla parete interna di ferro di quel cassonetto di rifiuti, ma alcune sue foglie sporgevano dal coperchio. In quei giorni nella città era in atto uno sciopero dei netturbini, persone che lavorano nella pulizia delle strade, lavoro fondamentale per il benessere di tutti. Poi quel cassonetto all'angolo della strada venne dimenticato. Ecco perché lei rimase lì dentro a lungo. Quanto tempo? A lungo!
                                                                 
Passava gente. Andavano tutti di fretta, ma... dove correvano? Nessuno guardava l'altro e neppure si davano il  "buon giorno"! Nessuno si fermava, magari per aiutarla. Avvertì un forte senso di secchezza, il respiro si fece corto. Pensò che poteva morire, era così disillusa dagli esseri umani! Perciò con le sue ultime energie gridò: “Come è possibile? Non c'è nessuno tra voi che si fermi, nessuno a cui importi di me, nessuno che voglia aiutarmi! Io sono ancora viva!! Non sono ancora morta! Da quando siete apparsi, le mie sorelle e fratelli vi donano ombra, profumo, ossigeno, frutta, fiori, calore, cibi, sostanze, bellezza... e voi siete così ciechi, egoisti e indifferenti. Io ho bisogno di aiuto, e nessuno si cura di me ... Aiuto! Aiutooo!" 

Gridò, gridò, gridò, ma nessuno la udiva. Alcuni pezzetti delle sue gambe erano ancora vivi, ma l'Acqua, l'Acqua mancava, lì dentro era tutto troppo asciutto. Solo un uccellino ascoltando il suo grido arrivò e fece del suo meglio: correva da una parte all'altra prendendo gocce d'acqua da una fontana e cercava di bagnarla. Lei si sentì un pò meglio e riuscì a dirgli "Grazie".
                                                               
 
Migliorò, ma rimasta da sola, ben presto si sentì abbattuta. Dopo aver dato un ultimo grido, non riuscì più a respirare bene. Sentì giungere la morte, tutto stava finendo. Chiuse le sue foglie preparandosi a lasciar andare la Vita, avvertì come una lucina fragile dentro di sé che lentamente diminuiva, sempre di più, sempre di più, finché si fermò ... quasi. In quell'esatto istante si udì un rumore fortissimo. Era debolissima, ma riuscì ad aprire due foglie e vide accanto a sé una bottiglia di vetro che qualcuno aveva gettato. Sentì un liquido, sì, perché quella bottiglia era ancora quasi piena di Acqua che le bagnò le gambe monche. Bevve, la bevve tutta. Le sue foglie riaprirono gli occhi, pian piano.
 
Riuscì a respirare una, due volte, poi fece un respiro più profondo e si sentì meglio, tanto che di colpo diede alla luce due delicate foglioline! Il giorno seguente, come per magia, le gambe crebbero di nuovo e  continuò a vivere e ad allungarsi. Un bel temporale le mandò tante gocce d'Acqua. E così crebbe, crebbe fino a coprire con le sue foglie e i suoi fiori quell'intero  cassonetto dimenticato da tutti. Divenne una bellissima pianta con fiori rosa. Le gocce di sorella Pioggia la baciarono molte volte in quell' autunno. Durante il freddo dell'inverno il cassonetto si prese cura delle sue radici. Poi fratello Vento le inviò parole amiche e fratello Sole la riscaldò durante la Primavera. Foglie e fiori riapparvero ancora più belli all'inizio dell'estate.
                                                       
 
Un giorno passò di là una bambina e si fermò a guardare Hortensia. Rimase stupita. Si fermò a lungo a guardare la bellezza delle sue foglie verdi, il colore intenso dei fiori. Infine ne colse delicatamente un ramoscello, perché pensò che poteva piantarlo nel suo piccolo giardino. Prese uma manciata di terra lì vicino, vi mise il ramoscello nel mezzo e poi camminò felice verso casa. Le sue mani divennero un nido dolce e amorevole.
                                                         

Questa è la storia di Hortensia.
Ma non termina qui il racconto di Hortensia. 
Questa è la storia di Hortensia che continua a  vivere.












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TEXTO EM PORTUGUÊS   (Testo in italiano)

A história de Hortensia. UM CONTO
por
Antonella Rita Roscilli

 
                                                                                                                                                                                       Novità Sarapegbe 22 maggio 2020

                                                               

Vivia feliz naquele jardim, iluminada pelo sorriso do Sol. De manhã os raios a esquentavam, radiantes como um Fogo. À noite bebia gotas de Água que subiam da Terra. Ao amanhecer, uma fresca neblina a envolvia fortalecendo seu precioso corpo. Naquele ano chegou a quase um metro de altura, e mostrava com muita dignidade as flores grandes e belas que iam crescendo. As folhas eram fortes e bonitas e suportavam todo tipo de chuva. Tinha orgulho de viver e todos a amavam, e ela amava a todos. Doava cores luminosas. Assim se passavam as estações, ano após ano, semana após semana, dia após dia, hora após hora. 
                                             
                                                                                 
 
Mas chegou uma hora em que começou a perceber estranhos e diferentes movimentos ao seu redor. Viu pessoas desconhecidas, lá, além do amplo vidro da janelona, na sala da casa. Seus amigos que todo dia lhe ofereciam Água fresquinha e cantarina, a acariciavam e falavam sempre com ela, sim, aqueles amigos não estavam mais alì. Quem sabe para onde tinham ido? Será que tinham se mudado? Serà que voltariam?  Olhou melhor e agora ali dentro viu que moravam outras pessoas. Foi naquele exato momento que entendeu tudo.
 
Nos dias seguintes foram estas pessoas que trouxeram garrafas de água para quietar sua sede, sim, mas não eram atenciosas, jogavam sem cuidado a água na terra, sem nem olhar, nem davam uma caricia nas suas folhas, nem falavam com ela. Às vezes, até se esqueciam de trazer água e ela ficava esperando, até a noite cair.  E nada chegava. Com tempo ficou somente a fiel neblina da manhã, esta sim que continuava a ajudá-la  para viver e se fortificar. O restante, ao seu redor, virou sombra. Suas pernas, que antes se molhavam na terra, não encontravam mais liquidos, mais gotas, mais nada. Se sentiu sozinha, abandonada. Chorou. Chorou muito naquela noite, secando ainda mais suas amadas folhas. A Lua olhou para ela com ternura e a iluminou toda, mas não apareceu ninguém.  
 
                                                                 
Se passou um outro dia. Finalmente, ao anoitecer, alguém se aproximou e tocou nela!  No imediato ela sentiu nascer uma Esperança dentro das folhas, mas advertiu um peso, algo de pesadíssimo em cima de suas folhas, como se alguém pegasse todo seu corpo com as mãos. Esperou que aquele toque fosse coisa boa, talvez um abraço! Mas não era, pois logo sentiu uma forte dor e suas pernas se machucaram. Foram tiradas com violência, quebradas, extirpadas da boa Mãe Terra que a alimentava. Tudo ao seu redor virou escuro. O corpo ardia e ela desmaiou. Quando reabriu os olhos, estava entre cheiros estranhos e objetos quebrados, velhos, usados, descartados e abandonados. Estava dentro de uma  lixeira pública, na rua. Apoiada à parede interna de ferro, era mais alta da lixeira, e assim uma parte do seu corpo ficava fora. Quase ressecada, mas com suas folhas ainda verdes.  
                                                     
 
Naqueles dias na cidade havia uma greve geral de trabalhadores, dos garis. um trabalho fundamental para o bem estar de todos, mas depois se esqueceram totalmente daquela lixeira. Foi por isso que ela ficou lá dentro por um bom tempo. Quanto? Muito tempo!
Passava gente durante o dia. Todo mundo de pressa, mas...para onde iam todos? Para onde corriam? Ninguém olhava para o outro e... nem se davam um "bom dia"! Ninguém parava para ajudá-la.

Começou a se sentir desidratada, de novo sem Ar. Pensou que podia morrer, estava tão desiludida com os seres humanos! Então com suas últimas energias deu um grito e falou: “Como è possível? Não há ninguém entre vocês que pare?  Ninguém que se preocupe comigo? Que queira me ajudar? Ainda estou viva!! Ainda não morri!  Desde que  vocês apareceram neste planeta, minhas irmãs e irmãos doam para vocês sombra, perfume, oxigênio, fruta, flores, beleza e muito mais....e vocês são tão cegos, egoístas, insensíveis. Eu estou precisando de ajuda, e ninguém presta atenção em mim..Socorro! Socoorroo! ”
                                                               
 
Mas ninguém a ouvia. Gritou, gritou, gritou. Algum pedacinho de suas pernas continuava ainda vivo, mas a Água…faltava  a Água, tudo estava ressecado lá dentro. Chegou sò um passarinho e fez o possível: sozinho corria de um lado para outro levando gotinhas de Água de uma fonte e tentava ajudà-la. Ela se sentiu um pouquinho melhor e conseguiu respirar para dizer "obrigada" , mas depois de alguns dias, de novo ficou abatida. Deu um último grito e sentiu a morte chegar, tudo estava se acabando. Fechou suas folhas se preparando a perder a Vida, sentia como uma luzinha fragil que devagar ia diminuindo, sempre mais, sempre mais...até parar...quase.
 
Foi naquele exato momento que se ouviu um barulho fortissimo. Mesmo frágilizada, ela conseguiu abrir duas folhas e viu perto de si uma garrafa de vidro que alguém tinha jogado fora. Não a jogou na rua, mas dentro da lixeira. Sentiu algumas gotas, sim, pois naquela garrafa tinha sobrado muita Água que conseguiu molhar o que ainda permanecia vivo nas suas pernas conseguiu se molhar. Ela bebeu. Bebeu, bebeu tudo.

As folhas começaram a reabrir os olhos, devagarzinho. Conseguiu respirar uma vez, duas, depois respirou mais fundo e se sentiu melhor, tanto que de repente pariu duas folhinhas delicadas e verdinhas! O dia seguinte, como por magia, as pernas cresceram de novo e continuou a viver. Um belo temporal logo lhe enviou tanta, mas tantas gotinhas de Água. E ela cresceu, cresceu  até cobrir com suas lindas folhas e flores aquela lixeira inteira, esquecida por todos!
 
Virou uma planta bonita cheia de flores rosas, e as gotas de irmã Chuva a beijaram muitas vezes naquele Outono. Durante o frio do inverno a lixeira teve muito cuidado com suas raízes. Irmão Vento lhe enviou lindas palavras e irmão Sol a esquentou durante a Primavera. Folhas e flores reapareceram ainda mais bonitas no inicio do Verão. 
                                                                 
 
Depois de um tempo, uma menina passou por lá e ficou maravilhada. Parou  um bom tempo para olhar a Beleza de suas folhas verdes, a cor intensa de sua flores e, afinal, tirou um galhinho, pois pensou que podia plantá-lo no seu pequeno jardim. Pegou là perto um pouco de terra, botou o galhinho no meio e foi correndo feliz para a casa. As maõs dela viraram um doce e amoroso ninho.
                                                                     
 
Esta é a história de Hortensia. 
Mas não termina aqui a  história de Hortensia.
Esta é a história de Hortensia que continua vivendo. 

 

 



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