L'ANGOLO DEL LIBRO. Una casa, Memoriale dell'amore
Giorgio De Marchis
Foto: Copertina del libro italiano
TESTO IN ITALIANO (Texto em português)In concomitanza con il centenario della nascita di Zélia Gattai, nel 2016 è stato pubblicato in Italia il libro Memoriale dell’amore, che Antonella Rita Roscilli ha tradotto per la collana "Contemporanea" della casa editrice Nova Delphi di Roma. Si tratta del penultimo libro di Zélia Gattai e – come ricorda la figlia Paloma, nell’introduzione che apre il volume – l’autrice lo concluse a 88 anni, pubblicandolo per la prima volta in Brasile nel 2004. In Navigazione di cabotaggio – un libro di memorie che, inevitabilmente, dialoga con Memoriale dell’amore – Jorge Amado, ricordando una passeggiata parigina del 1988, scriveva:
Io e Zélia facciamo la nostra passeggiata domenicale per il Quai de Celestins diretti al piccolo ristorante cinese in rue du Sommerard, nei pressi della Sorbona. Camminiamo lentamente, beati: avvolti dalla luce dell’autunno, ci fermiamo alle bancarelle lungo le rive della Senna. Coppie di innamorati sostano sui ponti per il bacio e la carezza. Proprio come facevamo io e Zélia quando abitavamo a Parigi, nella Rive Gauche degli studenti e degli esiliati. Perché non tornare a farlo adesso, quarant’anni dopo, se il fiume è la stessa Senna, se i ponti sono uguali e la luce dell’autunno sulle guglie di Nôtre Dame non è cambiata, se siamo ancora innamorati? A Parigi, anche i vecchi hanno diritto al bacio. (Amado, 1994: 177)
In realtà, leggendo Il Memoriale dell’amore si ha la sensazione che Zélia Gattai e Jorge Amado mai abbiano abdicato dal loro diritto al bacio; a Parigi come a Salvador, lungo il Quai de Celestins come in Rua das Alagoinhas 33, i due non hanno veramente mai smesso di amarsi. Come scrive la figlia Paloma, «Per cinquantasei anni furono solo Lei e il suo amore. Di questi cinquantasei anni, quaranta li trascorsero insieme a Bahia, Prima per cercare la casa, poi per comprare la casa, in seguito per ristruttura la casa e, infine, per viverci dentro» (Gattai, 2015: 7). Così, questo libro di Zélia è certamente la storia di un amore ma è, soprattutto, la storia della casa che lo ha ospitato. Nel 2004, ormai, Jorge non c’è più e Zélia si guarda intorno e vede gli oggetti, le opere d’arte, le piante e i tanti animali e tutto le richiama alla memoria gli amici comuni e ogni ricordo non può che ricordarle Jorge Amado.
Sono talmente inscindibili le vite dei due scrittori che Memoriale dell’amore è un libro che oscilla di continuo tra la biografia e l’autobiografia e, in questo continuo oscillare tra la prima persona singolare e un plurale matrimoniale, ciò che, senza dubbio, traspare è la qualità migliore della Gattai scrittrice: la leggerezza. Quella leggerezza che Italo Calvino non associava alla vaghezza o all’abbandono al caso ma che, secondo l’autore italiano, consisteva nella capacità di «fare del linguaggio un elemento senza peso, che aleggia sopra le cose come una nube, o meglio un pulviscolo sottile, o meglio ancora come un campo d’impulsi magnetici» (Calvino, 1988: 16). Come una nube, quindi, lo sguardo di Zélia vagola attraverso la casa e Zélia ricorda, descrive luoghi, narra episodi e noi lettori ci dimentichiamo che né lei, né Jorge Amado ormai ci sono più.
Dalle pagine di questo libro, però, i due emergono vivi e abbiamo come la sensazione che, se solo ci recassimo nella casa di Rio Vermelho, potremmo ancora trovarli lì, innamorati e seduti nella panchina al centro del loro giardino. Ma, come dicevo, Memoriale dell’amore è anche un libro su una casa; sulla costruzione di una casa e, direi soprattutto, su cosa significhi abitare una casa. Cosa renda uno spazio in fondo anonimo – che, al momento dell’acquisto, ci piace ma ci è anche inevitabilmente ancora estraneo – “casa nostra”. Zélia riassume con una semplicità disarmante questo processo, dichiarando che l’obiettivo che entrambi si erano prefissi, nel momento in cui avevano deciso di trasferirsi a Salvador, era «trasformare ciò che era brutto in qualcosa di bello» (Gattai, 2015: 20).
Un’operazione tutt’altro che semplice e che implica un processo di addomesticamento di un luogo che non si piega docilmente al nostro affetto (e il verbo addomesticare porta inevitabilmente con sé la parola domus, in modo da chiarire subito che, per fare di un posto una casa, necessiamente questo posto deve essere sottratto allo stato selvatico). Ma come si addomestica un luogo? Zélia ci fornisce tutte le istruzioni e anche gli ingredienti: prima di tutto con gli amici. E nella casa di Rio Vermelho transitano sia bizzarri sconosciuti sia i tanti amici della coppia e innumerevoli sono gli incontri, sempre sorprendenti, curiosi e divertenti, che Zélia racconta: il giovane Caetano Veloso, João Ubaldo Ribeiro, Glauber Rocha, Neruda, Harry Belafonte, ma anche imperiose mães-de-santo e preti cattolici progressisti, fino al poeta russo Evtuchenko che, ai tropici, indossa un indimenticabile completo color fragola.
Così come non mancano nel libro le descrizioni degli oggetti che arredano questo luogo: i souvenir dei tanti viaggi ma anche le opere d’arte di tutti i maggiori artisti brasiliani del Novecento, accanto a ceramiche portoghesi e a una tegola cinese che tanto piaceva all’amico Neruda. E, infine, gli animali. Sono tra i capitoli più divertenti di Memoriale dell’amore quelli che Zélia Gattai dedica ai tanti animali con cui Jorge Amado cercava di popolare (con alterne fortune, va detto) il suo piccolo eden bahiano: il bradipo divoratore di foglie catturato da Zé Macaco, il fox terrier Fusca e i carlini Capitu e Mister Pickwick (presto ribattezzato Picuco) fino, all’ultimo carlino, Fadul Abdala, reso celebre da una fugace apparizione nell’episodio di una telenovela (sufficiente a farne la terza celebrità della casa!), ma anche i tre gatti siamesi (Gabriela, Nacib e Vadinho) a cui si aggiungeranno un inaspettato Don Floro e tre felini aquistati in Inghilterra – Ofélia, Gipsy e Hamlet (anche quest’ultimo presto ribattezzate Omelete).
Il vero signore della casa è, però, il corrupião, un uccello tropicale che, nella sua invidiabile vita, ha avuto l’onore di conquistare con la sua simpatia buona parte della cultura occidentale del Novecento: lo troviamo, infatti, posato sulla spalla di Nicolás Guillén e sulla testa di Neruda, rubare il fazzoletto di Dorival Caymmi e una sigaretta allo scrittore portoghese Ferreira de Castro, appollaiarsi sul dito di Simone de Beauvoir e, non pago, duettare con João Gilberto.
Ecco, in questo modo, la terra comprata da Zélia e Jorge negli anni è diventata la loro casa e, leggendo Memoriale dell’amore, non è difficile capire perché Jorge Amado, che pure aveva paura di volare (quanti aspetti curiosi della vita quotidiana di questo autore scoprirà chi si avventurerà tra le pagine di questo libro!), a Londra smaniasse di prendere l’aereo per tornare a Salvador, ripetendo di continuo a Zélia: «il migliore dei viaggi è il ritorno a casa» (Gattai, 2015: 101).
Bibliografia
Amado, Jorge (1994), Navigazione di cabotaggio. Appunti per un libro di memorie che non scriverò mai, Milano, Garzanti.
Calvino, Italo (1988), Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio, Milano, Garzanti.
Gattai, Zélia (2015), Memoriale dell’amore, Roma, Nova Delphi.
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Giorgio de Marchis. Professore di Letterature portoghese e brasiliana presso il Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere dell'Università Roma Tre.
© SARAPEGBE
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TEXTO EM PORTUGUÊS (Testo in italiano)L'ANGOLO DEL LIBRO. Uma casa, Memorial do amor
por
Giorgio De Marchis
Foto: FCJA. Capa do livro italiano
Em 2016, no Centenário do nascimento de Zélia Gattai, na Itália em 2016 se publicou o livro "Memoriale dell'amore" que Antonella Rita Roscilli traduziu para a coletânea "Contemporânea" da editora Nova Delphi de Roma. É a penúltima obra de Zélia Gattai. Conforme escreve a filha Paloma na introdução, a autora terminou o livro com 88 anos di idade, e o publicou no Brasil em 2004. Em Navegação de cabotagem - um livro de memórias que inevitavelmente dialoga com Memoriale dell'Amore - Jorge Amado, lembrando um passeio parisiense de 1988, escreveu:
Eu e Zélia fazemos nosso passeio dominical através o Quai de Celestins para chegar ao pequeno restaurante chinês na rue du Sommerard, perto da Sorbonne. Andamos devagar, tranquilos: rodeados pela luz de outono, paramos nas barracas ao longo da margem do rio Sena. Os namorados param perto das pontes para um beijo e uma carícia. Assim como a gente fazia quando morávamos em Paris, na Rive Gauche dos estudantes e exilados. Por que não fazê-lo de novo, agora, quarenta anos mais tarde, se o rio Sena é o mesmo, se as pontes são iguais e sobre as torres de Notre Dame a luz do outono não mudou, e se ainda estamos apaixonados? Em Paris, também os velhos têm direito a beijar. (Amado, 1994: 177)
Na verdade, lendo Memoriale dell'Amore, se percebe que Zélia Gattai e Jorge Amado nunca abdicaram do direito ao beijo; em Paris como em Salvador, ao longo do Quai de Celestins, como na Rua das Alagoinhas 33, os dois nunca deixaram de se amar. Conforme escreve a filha Paloma: "Por cinquenta e seis anos foram apenas Ela e seu amor. Destes cinqüenta e seis, quarenta os passaram juntos na Bahia. Antes para procurar a casa, em seguida, para comprar a casa, depois para reformar a casa, e, no final, para viver dentro dela" (Gattai, 2015: 7). Dessa forma, o livro de Zélia é certamente a história de um amor, mas é, acima de tudo, a história da casa que os acolheu. Em 2004, Jorge nao està mais, e Zélia olha ao seu redor e vê objetos, obras de arte, plantas, os muitos animais. Tudo isso remete aos amigos em comum e cada recordo não pode não lembrar a ela Jorge Amado .
São tão inseparáveis as existencias dos dois escritores, que Memoriale dell'amore é um livro que oscila continuamente entre biografia e autobiografia, e nesta oscilação contínua entre a primeira pessoa do singular e plural de casal, o que, sem dúvida, brilha é a melhor qualidade de Gattai escritora: a leveza.
Aquela leveza que o escritor Italo Calvino não considerava imprecisão ou entrega ao acaso. Segundo o autor italiano, reside na capacidade de "tornar a linguagem um elemento sem peso, que tremula sobre as coisas como uma nuvem, ou melhor, uma poeira sutil, ou melhor ainda, quase fosse um campo de impulsos magnéticos "(Calvino, 1988: 16). Igual a uma nuvem, então, o olhar de Zélia vai andando pela casa e ela se recorda, descreve lugares, narra episódios e nós leitores vamos esquecendo que ela e Jorge Amado já nos deixaram. A partir das páginas deste livro, contudo, os dois parecem estar vivos, e temos a sensação de que, se fossemos para a casa do Rio Vermelho, poderiamos encontrá-los ainda lá dentro, apaixonados e sentados no banquinho, no meio do jardim.
Mas, conforme jà escrevi, Memoriale dell'Amore è também um livro sobre uma casa, a construção de uma casa, e sobretudo sobre o que significa viver em uma casa. Sobre o que trasforma em "nossa casa" um espaço que è anonimo, no momento exato da compra, apesar de gostar dele. Todo este processo è resumido por Zélia com uma grande semplicidade. Ela afirma que o objetivo dos dois, desde quando decidiram se mudar para Salvador, foi "transformar o que era feio em algo bonito" (Gattai, 2015: 20) . Não é nada simples. Envolve todo o processo de domesticação de um lugar que não se entrega facilmente ao nosso carinho (e o verbo domar inevitavelmente traz consigo a palavra domus, a fim de esclarecer que, para fazer de um lugar uma casa, precisa subtrair-lhe o estado selvagem). Mas como você doma um lugar?
Zélia nos fornece todas as instruções e também os ingredientes: em primeiro lugar com os amigos. E na casa do Rio Vermelho entram seja os desconhecidos que os muitos amigos do casal em inúmeras reuniões, sempre surpreendentes, curiosas e divertidas, que Zélia nos descreve. São eles o jovem Caetano Veloso, João Ubaldo Ribeiro, Glauber Rocha, Pablo Neruda, Harry Belafonte, e também imperiosas mães-de-santo, padres católicos progressistas, até o poeta russo Evtuchenko que, nos trópicos, veste um inesquecivel terno cor de morango.
Assim como não faltam nas descrições do livro os objetos que decoram este lugar: as lembranças das muitas viagens, mas também as obras de arte de todos os grandes artistas brasileiros do século XX, juntamente com cerâmica portuguesa e uma telha chinesa que o amigo Neruda tanto amava. E, finalmente, os animais. Estão entre os capítulos mais divertidos de Memoriale dell'amore os que Zélia Gattai dedica aos muitos animais com quem Jorge Amado tentava resolver (alternando sorte, isso é preciso dizê-lo) o seu pequeno éden baiano: o preguiça devorador de folhas capturado por Zé Macaco, o fox terrier Fusca e os pugs Capitu e Mister Pickwick (logo chamado Picuco) até o ultimo pug, Fadul Abdala, que ficou famoso por interpretar o episódio de uma novela (suficiente para torná-lo a terceira celebridade da casa!), mas também os três gatos siameses (Gabriela, Nacib e Vadinho), aos quais se adicionaram um inesperado Don Floro e três gatos comprados na Inglaterra - Ofelia, Gipsy e Hamlet (este último logo chamado Omelete). O verdadeiro senhor da casa é, no entanto, o Corrupião, um pássaro tropical que, na sua vida invejável, teve a honra de ganhar a simpatia com boa parte da cultura ocidental do século XX: o encontramos, de fato, sobre o ombro do Nicolás Guillén, na cabeza de Neruda, roubar um lenço de Dorival Caymmi e um cigarro do escritor português Ferreira de Castro, parar em cima do dedo de Simone de Beauvoir, e até cantar com João Gilberto.
E' desta forma que a terra comprada por Zélia e Jorge, ao longo de anos, se tornou a sua casa deles. Assim, não é difícil entender porque Jorge Amado, que tinha medo de voar (mas quantos aspectos curiosos da vida diária deste autor poderà descubrir quem vai se aventurar através das páginas deste livro!), em Londres queria logo pegar o avião de volta para Salvador, e repetia para Zélia, "a melhor das viagens é a volta para casa" (Gattai, 2015: 101).
Bibliografia
Amado, Jorge (1994),
Navigazione di cabotaggio. Appunti per un libro di memorie che non scriverò mai, Milano, Garzanti.
Calvino, Italo (1988),
Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio, Milano, Garzanti.
Gattai, Zélia (2015),
Memoriale dell’amore, Roma, Nova Delphi.
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Traduzione di A.R.R.
Giorgio de Marchis. Professor de Literatura portuguesa e brasileira no DIpartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere dell'Università Roma Tre.