Rubem Valentim nella mostra all'Ambasciata del Brasile a Roma
Antonella Rita Roscilli
TESTO IN ITALIANO   (Texto em português)

                                                                                                                                                      Nuovi Percorsi Sarapegbe, 17 novembre 2022

Nella Galleria Candido Portinari di Palazzo Pamphilj, a piazza Navona, dal 18 novembre 2022 fino al 30 gennaio 2023, si potrà visitare la mostra “Rubem Valentim: l’impronta brasiliana” a cura di Cristiano Raimondi e Daniel Rangel. L’Instituto Rubem Valentim e l’Ambasciata del Brasile in Italia, in collaborazione con la Galleria d’arte Almeida & Dale, presentano a Roma questa mostra per omaggiare il centenario della nascita di Valentim, nato nello stato brasiliano di Bahia. Su di lui la Galleria Almeida & Dale ha organizato un ciclo di retrospettive in Brasile e in altri paesi. 
 
La retrospettiva raccoglie circa trenta opere tra dipinti, sculture, rilievi e collage realizzate in periodi diversi con un focus sul periodo romano della sua pittura. Valentim lavorò nella capitale italiana tra il 1965 e il 1966, un periodo durante il quale iniziò ad utilizzare la tecnica della tempera nei dipinti, che divenne più complessa incorporando una scelta più vibrante di colori e i tipici simboli ispirati al Candomblé e Umbanda. Questi furono i risultati del suo passaggio a Roma e delle costanti visite precedenti al British Museum. Il titolo della mostra è ispirato dal "Manifesto Ainda que Tardio" (“Manifesto anche se in ritardo”), scritto da Valentim nel 1976: un testo che testimonia lo sforzo di trovare una comunicazione universale tra i simboli delle religioni di matrice africana. Ricordiamo che Rubem Valentim (Salvador, Bahia, 1922 – São Paulo, 1991) fu pittore, scultore, professore ed è considerato uno dei punti di riferimento del construttivismo brasiliano. Nella pittura fu autodidatta e iniziò la sua carriera alla fine degli anni ’40.  
 
Come ha detto in una intervista esclusiva per la nostra Rivista, lo scrittore, giornalista, poeta baiano e Membro dell'Academia de Letras da Bahia-ALB, Florisvaldo Mattos:  “Rubem Valentim faceva parte della 'Geração Caderno da Bahia', che operò dal 1948 al 1955, con maggiore risalto nel campo delle arti plastiche, di cui, oltre a lui, furono importanti Mário Cravo Jr., Jenner Augusto, Carlos Bastos, Mirabeau. E poi poeti quali Wilson Rocha, Camilo de Jesus Lima e Jair Gramacho. Nella narrativa, il nome più importante fu Vasconcelos Maia. Nel giornalismo, Heron de Alencar e Darwin Brandão. “Caderno da Bahia” riuscì a includere Bahia nella rete del Modernismo, con un certo ritardo. Valentim si è distinto come l'artista che meglio ha operato la sua arte con segni derivanti dalla cultura di matrice africana, anche nel suo segmento religioso, proiettandola a livello nazionale” .
 
La prima mostra personale di Rubem Valentim fuori dal Brasile avvenne nel 1965 alla Galleria Casa do Brasil a Roma. L’esposizione era accompagnata da un catalogo con testi del poeta brasiliano Murilo Mendes, e del critico d’arte Enrico Crispolti. Prima di questa data la sua opera era stata presentata alla 31a Biennale di Venezia (1962) e alla mostra "Alternative Attuali/2 – Rassegna Internazionale di Pittura, Scultura, Grafica" (1965), curata da Enrico Crispolti all'Aquila. Quello stesso anno un suo dipinto fu acquistato da Palma Bucarelli, allora direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma, esposto in una mostra e recensito da Giulio Carlo Argan nel 1966. La mostra è accompagnata da un catalogo, edito da Mousse Publishing, che contiene il saggio critico di Cristiano Raimondi e Daniel Rangel, il Manifesto dell’artista, la cronologia ragionata realizzata da Claudia Fazzolari e una selezione di immagini delle opere.
 
L’artista utilizza tecniche diverse per esprimere il simbolismo che scaturisce dall’universo delle religioni afrobrasiliane, soprattutto Candomblé e Umbanda. Gli strumenti del lavoro, la struttura fisica dei terreiros (centri di culto), e la simbologia degli Orixas appaiono come segni. Questi emblemi, che sono già originariamente geometrici, vengono rigorosamente strutturati nei suoi dipinti, rilievi e sculture. Nel 1966 partecipò al World Festival of Black Arts in Senegal. Rubem Valentim definiva le sue sculture di cemento allestite in Praça da Sé, a São Paulo, come il simbolo sincretico della cultura afrobrasiliana. La sua opera “Temple of Oxalá”, che consiste in rilievi ed emblematici oggetti bianchi è stata una delle opere più importanti della 16a Biennale Internazionale di São Paulo nel 1977.
 
La Galleria d’Arte Almeida e Dale che porta avanti gli omaggi per il suo centenario, fu fondata nel 1998 ed è una delle più rilevanti del Brasile. Ha come obiettivo presentare l’opera e l’eredità di artisti brasiliani tra i quali figurano Willys de Castro, Di Cavalcanti, Flávio de Carvalho, Mestre Didi, Alberto da Veiga Guignard, Alfredo Volpi, Jandira Waters, Rubem Valentim, Roberto Burle Marx. Recentemente, con la direzione di Antônio Almeida e Carlos Dale, la programmazione della Galleria ha incluso l’opera di numerosi esponenti della storia dell’arte brasiliana, organizzando retrospettive di livello museale ideate da curatori esterni. Le pubblicazioni che accompagnano sempre le mostre sono ampiamente riconosciute per la loro originalità e per il livello dei contributi critici.


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Antonella Rita Roscilli. Membro corrispondente per l’Italia dell’Academia de Letras da Bahia-ALB, in Brasile. Dottore in Studi Multidisciplinari e Mestrado presso la UFBA, è laureata in Lingue e Letterature Moderne (Lingua e Letteratura brasiliana e Lett. africane di lingua portoghese). In Brasile integra il Consiglio Editoriale Internazionale della Rivista dell’IGHB di cui è Membro corripondente. Come ricercatrice porta avanti diversi studi legati all’Intercultura e alla emigrazione italiana, con particolare riguardo alla figura della imperatrice D. Teresa Cristina di Borbone. E’ la biografa di Zélia Gattai, moglie dello scrittore Jorge Amado. Ha pubblicato diversi libri e saggi.
 
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E’ vietata la riproduzione, anche parziale, dei testi pubblicati nella rivista senza l’esplicita autorizzazione della Direzione
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TEXTO EM PORTUGUÊS   (Testo in italiano)

 
RUBIM VALENTIM NA EXPO DA EMBAIXADA DO BRASIL EM ROMA
por
Antonella Rita Roscilli



                                                                   

                                                                                                                                                Nuovi Percorsi Sarapegbe, 17 novembre 2022
Na Galleria Candido Portinari do Palazzo Pamphilj, na Piazza Navona, de 18 de novembro de 2022 até o dia 30 de janeiro de 2023, será possível visitar a exposição "Rubem Valentim: l’impronta brasiliana" com curadoria de Cristiano Raimondi e Daniel Rangel. O Instituto Rubem Valentim e a Embaixada do Brasil na Itália, em colaboração com a Almeida & Dale Art Gallery, apresentam esta exposição em Roma para homenagear o centenário do nascimento deste artista baiano. A Galeria Almeida & Dale está organizando um ciclo de retrospectivas sobre ele no Brasil e no mundo.
 
A retrospectiva reúne cerca de trinta obras entre pinturas, esculturas etc., realizadas em diferentes períodos com foco no período romano de sua pintura. Valentim trabalhou na capital italiana entre 1965 e 1966, período em que passou a utilizar a técnica da têmpera em suas pinturas, que se tornaram mais complexas incorporando uma escolha de cores mais vibrantes e os símbolos típicos inspirados no candomblé e na umbanda. Estes foram os resultados da sua estadia em Roma e das constantes visitas anteriores ao Museu Britânico. O título da exposição é inspirado no "Manifesto Ainda que Tardio", escrito por Valentim em 1976: um texto que testemunha o esforço de encontrar uma comunicação universal entre os símbolos das religiões de matriz africana. Rubem Valentim (Salvador, Bahia, 1922 - São Paulo, 1991) foi pintor, escultor, professor e é considerado uma das referências do construtivismo brasileiro. Foi autodidata em pintura e começou sua carreira no final dos anos 1940.
 
Conforme afirma Florisvaldo Mattos, poeta, escritor, jornalista baiano e Membro da Academia de Letras da Bahia-ALB, em entrevista exclusiva para nossa Revista: “Rubem Valentim integrou a "Geração Caderno da Bahia", que atuou de 1948 a 1955, com destaque maior no campo das artes plásticas, de que foram ícones, além dele, Mário Cravo Jr., Jenner Augusto, Carlos Bastos, Mirabeau; poetas Wilson Rocha, Camilo de Jesus Lima e Jair Gramacho. Na ficção, o nome maior foi Vasconcelos Maia, contista. No jornalismo, Heron de Alencar e Darwin Brandão. Caderno da Bahia conseguiu incluir a Bahia na teia do Modernismo, com certo atraso. Valentim destacou-se como o artista que melhor operou a sua arte com signos advindos da cultura de matriz africana, inclusive em seu segmento religioso, projetando-a nacionalmente.”
 
A primeira expo individual de Rubem Valentim fora do Brasil aconteceu em 1965 na Galeria Casa do Brasil, em Roma. A exposição foi acompanhada por um catálogo com textos do poeta Murilo Mendes e do crítico de arte italiano Enrico Crispolti. Antes desta data, seu trabalho havia sido apresentado na 31ª Bienal de Veneza (1962) e na exposição "Alternative Attuali/2 – Rassegna Internazionale di Pittura, Scultura, Grafica" (1965), com curadoria de Enrico Crispolti na cidade italiana de L'Aquila. Nesse mesmo ano, uma de suas pinturas foi comprada por Palma Bucarelli, que na época era diretora da Galeria Nacional de Arte Moderna de Roma, exibida em uma exposição e quem fez uma resenha sobre esta pintura foi o grande Giulio Carlo Argan em 1966. A exposição é acompanhada por um catálogo, publicado pela Mousse Publishing , que contém o ensaio crítico de Cristiano Raimondi e Daniel Rangel, o Manifesto do artista, a cronologia comentada elaborada por Claudia Fazzolari e uma seleção de imagens das obras.
 
Rubem Valentim utilizou diferentes técnicas para expressar a simbologia que brotava do universo das religiões afro-brasileiras, especialmente o candomblé e a umbanda. As ferramentas de trabalho, a estrutura física dos terreiros (centros de culto) e a simbologia dos Orixás aparecem como signos. Esses emblemas, já originalmente geométricos, são rigorosamente estruturados em suas pinturas, relevos e esculturas. Em 1966 Valentim participou do Festival Mundial de Artes Negras no Senegal. Definiu suas esculturas de concreto, instaladas na Praça da Sé, em São Paulo, como o símbolo sincrético da cultura afro-brasileira. Sua obra “Templo de Oxalá”, composta por relevos e objetos emblemáticos brancos, foi uma das obras mais importantes da 16ª Bienal Internacional de São Paulo em 1977.
 
A Galeria de Arte Almeida e Dale, que continua dando continuidade às homenagens para o  centenário de Rubem Valentim, foi fundada em 1998, e é uma das mais importantes do Brasil. Tem como objetivo apresentar a obra e o legado de artistas brasileiros como Willys de Castro, Di Cavalcanti, Flávio de Carvalho, Mestre Didi, Alberto da Veiga Guignard, Alfredo Volpi, Jandira Waters, Rubem Valentim, Roberto Burle Marx. Recentemente, sob a direção de Antônio Almeida e Carlos Dale, a programação da Galeria incluiu obras de inúmeros expoentes da história da arte brasileira, organizando retrospectivas museológicas, concebidas por curadores externos. As publicações que sempre acompanham as exposições são amplamente reconhecidas pela originalidade e pelo nível das contribuições críticas.


Traduzione in portoghese di A.R.R.
 
 
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Antonella Rita Roscilli. Membro correspondente da ALB-Academia de Letras da Bahia. Graduada pela Universidade de Roma La Sapienza em Línguas e Culturas Modernas (Língua e Literatura brasileira e Lit. africanas de língua portuguesa). Possui Doutorado em Estudos Multidisciplinares e Mestrado pela UFBA. Integra o Conselho Editorial Internacional da Revista do IGHB, do qual é Membro correspondente. Como pesquisadora, desenvolve vários estudos relacionados com a Intercultura e a Emigração italiana, com particular destaque para a figura da Imperatriz D. Teresa Cristina de Bourbon. É biógrafa de Zélia Gattai, esposa do escritor Jorge Amado. Publicou vários livros e ensaios.