"La Settimana Laudato sì che abbiamo appena celebrato, sboccerà in un Anno speciale di anniversario della Laudato sì, per riflettere sull’enciclica dal 24 maggio di quest’anno fino al 24 maggio del prossimo anno, grazie all’iniziativa del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Invito le persone di buona volontà ad aderire, per aver cura della nostra casa comune e dei nostri fratelli e sorelle più fragili". Così ha detto Papa Francesco parlando della iniziativa che si è tenuta dal 16 al 24 maggio, per poi annunciare un anno speciale in cui la riflessione si trasformerà in azione concreta.
"Tutto è collegato" è stato il tema della Settimana Laudato sì ed ha visto insieme persone che hanno a cuore la speranza di una società migliore e la cura del Creato, attraversato da una emergenza ambientale senza precedenti. Gli incontri sono stati patrocinati dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, e guidati da un gruppo di partners cattolici, tra cui il Movimento cattolico globale per il Clima (MCGM). Ha riunito oltre 2.000 persone del mondo intero e tante sono state le iniziative locali via web, in programma da Manila fino in Messico.
La Settimana ha voluto celebrare il quinto anniversario della "Laudato sì: lettera enciclica sulla cura della casa comune", scritta da Papa Francesco. Il titolo e le parole di apertura sono tratte dal "Cantico delle Creature" di San Francesco d'Assisi, il più antico testo poetico in lingua italiana, di cui sia noto l'autore. "Credo che Francesco sia l'esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità"(L.S. 10). Composta da sei capitoli e una ricca introduzione, l'Enciclica è un documento di profonda bellezza la cui lettura è fonte inesauribile di spunti di riflessione, di tematiche, di spiritualità. Uno degli argomenti principali è l'interconnessione tra crisi ambientale e crisi sociale dell'umanità, per una ecologia integrale e una conversione ecologica. Papa Francesco ha sempre precisato che "non si tratta di un'enciclica verde, ma di un'enciclica sociale". In essa ritroviamo il Grido della Terra e il Grido dei Poveri, le periferie che diventano centro, l'opzione per i poveri e gli "scartati", la visione del discernimento. Era il 2015 quando fu pubblicata la "Laudato sì".
Un anno prima venne fondata la REPAM-Rete Ecclesiale Panamazzonica, composta da 9 paesi della regione pan-amazzonica. Le sue caratteristiche sono la transnazionalità, l'ecclesialità, l'impegno per la tutela della vita. La REPAM è concepita come uno strumento dinamico che opera in diversi ambiti, quali la giustizia, la legalità, la promozione e tutela dei diritti umani; la cooperazione fra Chiesa e istituzioni pubbliche a vari livelli; la prevenzione e la gestione dei conflitti; lo studio e la diffusione delle informazioni; lo sviluppo economico inclusivo ed equo; l’uso responsabile e solidale delle risorse naturali, nel rispetto del Creato; la preservazione di culture e modi di vita tradizionali di vari popoli indigeni, rivieraschi, i più vulnerabili che abitano i territori della Pan-Amazzonia.
Questa immensa regione si estende per un'area di 6.7 milioni e mezzo kilometri quadrati, possiede una ricchissima biodiversità e 34 milioni di abitanti, di cui oltre 3 milioni appartenenti a 390 popoli originari, 137 dei quali vivono in isolamento volontario o senza contatti esterni. Parlano 240 idiomi appartenenti a 49 famiglie linguistiche. La Pan-Amazzonia è condivisa da nove paesi: Brasile, Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù, Venezuela, Suriname, Guyana e Guyana Francese. Come ha affermato Carlos Nobre, climatologo e Premio Nobel per la Pace, "la foresta pluviale amazzonica è il cuore biologico della Terra. Noi umani non possiamo vivere senza il cuore, allo stesso modo il pianeta, almeno il pianeta che conosciamo, non può vivere senza l'Amazzonia". L'Amazzonia è quindi una delle parti essenziali del pianeta Terra che è la nostra casa comune. É divenuta un vero paradigma per la Chiesa e per il mondo, simbolo e riflesso della necessità di trasformare alcune strutture, affinchè tornino ai loro motivi originari di esistenza, fedeli al richiamo ecclesiale e civile. Con i suoi popoli, le sue culture e il suo Buen Vivir ha ispirato molte pagine della Laudato sì.
Ma il processo storico che ha condotto alla Laudato sì e al Sinodo panamazzonico viene da molto lontano. Non è stato costruito negli ultimi anni, nè solamente da una voce, ma da varie voci che si sono susseguite durante il lungo cammino. Non possiamo dimenticare tutti i papi che hanno preceduto Francesco a partire dal Concilio Vaticano II e che hanno accolto questi discorsi nel loro magistero. Il cammino ha origine dal Concilio Vaticano II, dalle parole rivolte all'Amazzonia e ai suoi popoli da parte di Paolo VI, di Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI. Ha origine da incontri importanti come quello di Medellìn nel 1968, dal Documento di Santarém nel 1972 e dalla fondazione del CIMI-Consiglio Indigenista Missionario, e poi vi furono Puebla nel 1979, Aparecida nel 2007, il CELAM, quel clamore proveniente dalle basi, dalle comunità ecclesiali di base, le pastorali e l'importante rafforzamento delle organizzazioni indigene negli anni, ecc. Un modello comunicativo diverso che ha portato al processo di apertura, alla conoscenza dell'altro, al dialogo interculturale, all'impegno sociale e al riconoscimento reciproco.
Da tutto questo e dalla "Laudato sì", dall'incontro del 2018 con alcuni rappresentanti dei popoli indigeni a Puerto Maldonado (Perù), dal Consiglio pre-sinodale e dalla preziosa collaborazione della REPAM, è nata l'Assemblea Speciale per la Regione Panamazzonica sul tema "Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale", che si è svolta dal 6 al 27 ottobre 2019. Tra i partecipanti 185 padri sinodali, 25 esperti, 55 uditori, 16 rappresentanti di diversi popoli originari. Attraverso riunioni sinodali, circoli minori, incontri, proposte e più di 170 eventi paralleli di "Amazzonia Casa Comune", ci si è messi in ascolto del Grido della Terra, il Grido dei Popoli minacciati, rappresentati da leaders indigeni: donne e uomini impregnati di saggezza ancestrale, che con dignità e coraggio affrontano tragedie quotidiane per difendere i loro territori.
Ci si è messi in ascolto di laici e laiche, missionari e missionarie che portano avanti eroicamente e quotidianamente, la missione di una Chiesa in uscita, coerenti con gli insegnamenti del Vangelo: molti i Martiri, ma le radici rimangono ferme e forti. Leaders indigeni, donne, ecologisti, scienziati seduti con cardinali della curia romana, presidenti delle conferenze episcopali, vescovi della regione amazzonica: tutti insieme per fare il cammino sinodale, camminare insieme nei momenti di ascolto, di riflessione, di discernimento, come aveva proposto papa Francesco. I temi fondamentali affrontati dal Sinodo panamazzonico sono stati la Chiesa in cammino e una ecologia integrale per il Bene Comune, alla luce dei valori cristiani, un chiaro richiamo alla cura sacra del Creato e dell'essere Umano, perchè "tudo està interligado", ovvero tutto è interconnesso.
Ricorda il card. Lorenzo Baldisseri: "Nel suo discorso di chiusura del Sinodo, il Papa riprese i contenuti emersi nell’Assemblea collocandoli in quattro diagnosi: quella culturale, che include la inculturazione e l’interculturalità nei popoli amazzonici; quella ecologica, secondo una prospettiva integrale che va incontro alla denuncia della distruzione del Creato, di cui l’Amazzonia è uno dei punti più importanti; quella sociale, che implica non solo lo sfruttamento della creazione, ma anche delle persone insieme alla distruzione dell’identità culturale; e infine quella pastorale, la principale, poiché l’annuncio del Vangelo è urgente, ma ciò che è importante è che esso sia udito, assimilato e compreso dalle diverse culture in terra Amazzonica".
Il grande lavoro del Sinodo è confluito nella redazione di di due documenti. Il primo è il Documento finale votato con l’ampia maggioranza di oltre due terzi, reso pubblico il 28 ottobre 2019. Il documento finale non ha carattere deliberativo, ma è un contributo del discernimento come frutto di discussioni e riflessioni fatte insieme ai padri sinodali. La parola chiave del Documento finale è "conversione", ossia un richiamo alla conversione configurata in forma di conversione pastorale, culturale, ecologica e sinodale.
Il secondo documento è nato, invece, dalle riflessioni di Papa Francesco ed è emblematico fin dal titolo. Infatti, nella Esortazione apostolica "Querida Amazônia" esprime tutto il suo amore, la preoccupazione e l'attenzione che rivolge all'Amazzonia. É stata presentata alla stampa il 12 febbraio 2020, con le sue quaranta pagine tradotte in sei lingue. Proviene dalla "Laudato sì" ed esprime il carattere stesso che il Papa dà all'Amazzonia, un essere vivo che soffre insieme ai suoi popoli originari, ma è anche un simbolo. Normalmente l'Esortazione apostolica sostituisce il documento finale, ma in questo caso l'Esortazione riafferma il documento finale e perciò è bene leggere tutti e due.
Il card. Michael Czerny, S.I. (Sotto-Segretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, Segretario Speciale del Sinodo dei Vescovi per la Regione Panamazzonica), spiega che "il Documento finale è il risultato del cammino sinodale, mentre l’Esortazione apostolica contiene le riflessioni del Santo Padre sul cammino sinodale e il documento conclusivo. Il primo contiene le proposte presentate e votate dai padri sinodali ed ha il peso di un documento sinodale conclusivo. Il secondo riflette l’intero cammino e il suo documento conclusivo, ha l’autorità del magistero ordinario del successore di Pietro".
L'Esortazione "Querida Amazônia" è composta da quattro capitoli ognuno dei quali è dedicato ad un sogno. "Sogno un’Amazzonia che lotti per i diritti dei più poveri, dei popoli originari, degli ultimi, dove la loro voce sia ascoltata e la loro dignità sia promossa. Sogno un’Amazzonia che difenda e preservi la ricchezza culturale che la distingue, dove risplende in forme tanto varie la bellezza umana. Sogno un’Amazzonia che custodisca gelosamente l’irresistibile bellezza naturale che l’adorna, la vita traboccante che riempie i suoi fiumi e le sue foreste. Sogno comunità cristiane capaci di impegnarsi e di incarnarsi in Amazzonia, fino al punto di donare alla Chiesa nuovi volti con tratti amazzonici" (Q.A., 7).
Nel capitolo I (Sogno sociale) si sottolinea come sia "sempre possibile superare le diverse mentalità coloniali per costruire reti di solidarietà e di sviluppo e si ricordano le parole di Giovanni Paolo II nella Giornata Mondiale della Pace 1998: "La sfida è quella di assicurare una globalizzazione nella solidarietà, una globalizzazione senza marginalizzazione"(Q.A., 17). Papa Francesco chiede perdono, come già fece in Bolivia nel 2015, "non solo per le offese della Chiesa stessa, ma per i crimini contro i popoli indigeni durante la cosiddetta conquista dell’America, e per gli atroci crimini che seguirono attraverso tutta la storia dell’Amazzonia. Ringrazio i membri dei popoli originari e dico loro nuovamente: Voi con la vostra vita siete un grido rivolto alla coscienza […]. Voi siete memoria viva della missione che Dio ha affidato a noi tutti: avere cura della Casa Comune"(Q.A. Cap. I, 19). Nel capitolo II (Sogno culturale) ricorda che il senso della migliore opera educativa è "coltivare senza sradicare; far crescere senza indebolire l’identità; promuovere senza invadere. Come ci sono potenzialità nella natura che potrebbero andare perdute per sempre, lo stesso può succedere con culture portatrici di un messaggio ancora non ascoltato e che oggi si trovano minacciate come non mai." (Q.A. 28).
Nel capitolo III (Sogno ecologico) sottolinea che nella regione panamazzonica si comprendono ancor meglio le parole di Benedetto XVI pronunciate durante la Giornata Mondiale della Pace 2007: "Accanto all’ecologia della natura c’è un’ecologia che potremmo dire umana, la quale a sua volta richiede un’ecologia sociale. Ciò comporta che l'umanità […] debba tenere sempre più presenti le connessioni esistenti tra l’ecologia naturale, ossia il rispetto della natura, e l’ecologia umana".
Papa Francesco continua: "L’insistenza sul fatto che tutto è connesso vale in modo speciale per un territorio come l’Amazzonia. Se la cura delle persone e la cura degli ecosistemi sono inseparabili, ciò diventa particolarmente significativo lì dove la foresta non è una risorsa da sfruttare, ma è un essere, o vari esseri con i quali relazionarsi. La saggezza dei popoli originari dell’Amazzonia ispira cura e rispetto per il creato, con una chiara consapevolezza dei suoi limiti, proibendone l’abuso. Abusare della natura significa abusare degli antenati, dei fratelli e delle sorelle, della creazione e del Creatore, ipotecando il futuro." (Q.A., 41-42).
Nel capitolo IV (Sogno ecclesiale) ricorda che il cammino della Chiesa in America Latina ha avuto espressioni privilegiate nella Conferenza di Vescovi a Medellín (1968), a Santarem (1972), a Puebla (1979), Santo Domingo (1992) e Aparecida (2007), ma "la strada prosegue e il compito missionario, se vuole sviluppare una Chiesa dal volto amazzonico, deve crescere in una cultura dell’incontro verso una pluriforme armonia" (Q.A., 61). Invita dunque ad approfondire lo sguardo nel processo di inculturazione poichè "un mito carico di senso spirituale può essere valorizzato e non sempre considerato un errore pagano. [...] Un vero missionario cerca di scoprire quali legittime aspirazioni passano attraverso le manifestazioni religiose a volte imperfette, parziali o sbagliate, e cerca di rispondere a partire da una spiritualità inculturata"(Q.A, 79).
Ma "le sfide dell’Amazzonia esigono dalla Chiesa di realizzare una presenza capillare che è possibile solo attraverso un incisivo protagonismo dei laici" (Q.A., 94) e delle donne "che di fatto svolgono un ruolo centrale nelle comunità amazzoniche [...]. Per secoli le donne hanno tenuto in piedi la Chiesa in quei luoghi con ammirevole dedizione e fede ardente. Loro stesse, nel Sinodo, hanno commosso tutti noi con la loro testimonianza." (Q.A., 103).
I quattro sogni devono essere visti in forma correlata, come ha affermato P. Adelson Araújo dos Santos, teologo e docente alla Pontificia Università Gregoriana, "perchè anche nei sogni tutto è interconnesso. In ogni sogno condiviso dal Papa è possibile riconoscere il richiamo alla conversione che i padri sinodali hanno formulato nel documento finale del Sinodo tanto che nel suo sogno sociale vediamo il richiamo alla conversione integrale, nel suo sogno culturale vediamo il richiamo alla conversione culturale, nel suo sogno ecologico siamo chiamati ad una conversione ecologica e nel suo sogno ecclesiale sono presenti gli elementi di una conversione pastorale e sinodale".
Il Pontefice pone il suo infinito amore, come valore cristiano, in un luogo-simbolo dimenticato dal mondo e da lì parte per aprire a tutta la realtà. "Già il titolo della Esortazione è in sè è un vero atto di Amore" sottolinea Suor Augusta de Oliveira, vicaria generale Serve Maria Riparatrice, "Fin dal titolo il Papa ci invita ad avere speranza e apre cammini di continuità del processo sinodale avvenuto a Roma. Querida significa Amata e in questo aggettivo il Santo Padre colloca tutta la sua vicinanza, il suo affetto, i suoi sogni".
E i sogni, si sa, esprimono anche desideri e speranze. "Querida Amazônia" ci propone di riprendere temi che riguardano anche altre regioni abbandonate del pianeta, ci invita ad un impegno sia come persone di buona volontà che come battezzati. É quindi giunto un tempo speciale, un tempo di Kairos, il tempo di ascoltare il Grido senza separare l'approccio ecologico da quello sociale. Benché l’Amazzonia si trovi di fronte a un disastro ecologico, occorre rilevare che "un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il Grido della Terra quanto il Grido dei Poveri. Non serve un conservazionismo che si preoccupa del bioma, ma ignora i popoli amazzonici. Il sogno è quello di un’Amazzonia che integri e promuova tutti i suoi abitanti perché possano consolidare un buon vivere"(Q.A., Cap. I, 8).
Nell’Esortazione per ben sette volte risuona l'invito alla contemplazione e allo "sguardo estetico" imparando proprio dai popoli originari ad assumere uno sguardo che non consideri l’Amazzonia solo un caso da analizzare o un tema sul quale impegnarsi. "Possiamo sentirci intimamente uniti a essa e non solo difenderla, e allora diventerà nostra come una madre. Per queste ragioni, noi credenti troviamo nell’Amazzonia un luogo teologico, uno spazio dove Dio stesso si manifesta e chiama i suoi figli"(Q.A. Cap. III, 55).
Questo sguardo può scaturire solo dal coraggio dell’amore che è anche quello della speranza con cui stare nell’immensa complessità delle nostre tante "amazzonie", perchè come i popoli originari non possono vivere senza la foresta e il fiume, noi non possiamo vivere senza la cura del Creato poichè da esso dipende il nostro stesso respiro.
Il processo sinodale continua, anzi il Sinodo serve come modello, una vera scuola di Ascolto attivo, di Intercultura, di Inculturazione e di recupero del significato delle manifestazioni di Dio. I cambiamenti per la Chiesa e le strutture sociali dovranno arrivare dall'Amazzonia e da tante altre periferie poichè è in gioco la vita dei popoli, delle comunità, degli ecosistemi, del pianeta intero. Papa Francesco non annuncia decisioni e lascia lo sviluppo delle idee esposte al cammino sinodale che non termina nè con il Documento finale del Sinodo, nè con la pubblicazione della Esortazione Apostolica. Di quest'ultima vorremmo evidenziare anche il lato poetico scandito da sedici brevi testi di letterati dell'America del Sud, i cui versi risplendono alti che da dolore si fanno Speranza:
Del fiume fa’ il tuo sangue […].
Poi piantati,
germoglia e cresci
che la tua radice
si aggrappi alla terra
perpetuamente
e alla fine
sii canoa,
scialuppa, zattera,
suolo, giara,
stalla e uomo.
(Javier Yglesias- Q.A., Cap. II, 31).
© SARAPEGBE.
E’ vietata la riproduzione, anche parziale, dei testi pubblicati nella rivista senza l’esplicita autorizzazione della Direzione