Il Monastero di São Bento da Bahia e i Monasteri benedettini in Europa
Antonella Rita Roscilli
Mosteiro de São Bento da Bahia
TESTO IN ITALIANO (Texto em português)"Dovremmo domandarci a quali eccessi si sarebbe spinta la gente del Medioevo, se non si fosse levata la voce di San Benedetto da Norcia, fondatore della vita monastica in Occidente", così scriveva lo storico
Jacques Le Goff. Infatti, nella realtà europea del Medioevo i centri monastici svolgevano una parte non secondaria a livello di organizzazione economico-sociale e per l' unificazione culturale. All’apice della loro espansione caratterizzarono per secoli il volto dell’Europa e costituirono la via privilegiata per garantire la presenza cristiana nell’Europa, introducendo e conservando essenziali elementi della civiltà materiale e culturale. San Benedetto, nel suo monachesimo, fu un autentico operatore e messaggero di pace, "Pacis Nuntius", secondo l'espressione che Papa Paolo VI impiegò nella sua importante lettera apostolica "Pacis Nuntius" con la quale, il 24 ottobre 1964, proclamò
san Benedetto da Norcia patrono dell’Europa, nella sua totalità, umana e politica, culturale e cristiana.
San Benedetto, fratello di
Santa Scolastica, nacque verso il 480 nella città umbra di Norcia. Ben presto si avviò verso la valle di Subiaco, ove incontrò Romano, monaco di un vicino monastero retto da un abate di nome Adeodato, che lo vestì di abiti monastici e gli indicò una grotta impervia del Monte Taleo dove Benedetto visse da eremita per circa tre anni, fino alla Pasqua dell'anno 500. Rimase a Subiaco per quasi trent'anni, predicando la "Parola del Signore" e accogliendo discepoli sempre più numerosi, fino a creare una vasta comunità di tredici monasteri, ognuno con dodici monaci e un proprio abate, tutti sotto la sua guida spirituale.
Abbazia di Subiaco
Negli anni tra il 525 ed il 529, a seguito di un secondo tentato omicidio che subì con un pane avvelenato, Benedetto decise di abbandonare
Subiaco, anche per salvare i propri monaci. Tra il 525 e il 529, abbandonó quindi Subiaco e si diresse verso Cassino. Qui, sul monte Cassio, fondó il Monastero di Montecassino, edificato sopra i resti di templi pagani. E qui, verso il 430, San Benedetto compose la sua
Regola con cui diede autorevole sistemazione alla complessa serie di regole della vita comunitaria dei monaci. I due punti principali della vita comunitaria sono il concetto di
stabilitas loci, cioè l´ obbligo di risiedere nello stesso monastero e la
conversatio, ovvero la buona condotta morale, la pietà reciproca e l'obbedienza all'Abate, il
padre amoroso che organizza la giornata con varie occupazioni, in cui preghiera e il lavoro si alternano nel segno di O
ra et Labora ("Prega e Lavora").
Abbazia di Montecassino
Col tempo si organizzarono in confederazioni monastiche, delle quali le più importanti furono e sono la congregazione cassinense e la congregazione sublacense, originatesi attorno all'autorità dei monasteri benedettini di Montecassino e di Subiaco. A Montecassino Benedetto visse fino alla morte, che avvenne il 21 marzo 547. Lì ricevette l'omaggio dei fedeli in pellegrinaggio e di alcune personalità come Totila, re degli Ostrogoti. I monaci Benedettini non rimasero chiusi nei loro monasteri, ma si dedicarono attivamente alla diffusione del messaggio cristiano. Con il sostegno di Gregorio Magno e il suo papato, dal 590 al 604, si espansero prima in Italia e poi al di là delle Alpi.
Di particolare importanza fu l’opera di evangelizzazione svolta nelle aree britanniche e germaniche nel VII e VIII secolo, grazie all’aiuto dei monasteri colombaniani che ospitò i monaci a partire dal 643, dopo la distruzione di Montecassino e la persecuzione da parte dei Longobardi. Molto conosciuto è il ruolo che essi svolgevano in campo culturale. La Regola benedettina non impone le ore dedicate allo studio, ma ne proclama l’importanza. Da qui iniziò il processo di produzione di manoscritti, che sarebbe diventato importantissimi durante tutto il corso del medioevo. Alla produzione di codici di argomento religioso, affiancarono il paziente lavoro di copiatura di testi antichi, anche scientifici e letterari. Tra l’altro, il loro elevato livello culturale e la loro diffusione sul territorio, indussero Carlo Magno ad affidare proprio ai benedettini il compito di organizzare un sistema regolare di istruzione.
Ricordiamo che ancora oggi, nella importante
Biblioteca di Montecassino, sono conservati i preziosissimi quattro
placiti cassinesi, conosciuti anche come
Placiti Capuani, quattro testimonianze giurate (registrate tra il 960 e il 963) che rappresentano i primi documenti di un volgare d'Italia (campano) scritti in un linguaggio che vuol essere ufficiale e dotto.
Agli inizi dell' VIII secolo in tutta Europa numerosi monasteri si riconobbero nella tradizione benedettina. Monasteri benedettini sorsero in Inghilterra, Francia, Svizzera, Baviera, Svezia, Spagna, Portogallo ecc., anche se, con la diffusione del Protestantesimo, delle oltre 1.500 abbazie benedettine esistenti, al principio del séc. XVI, ne sopravvissero solo 800. Nel 1566 la riforma di San Benedetto, di Valladolid si estese in Portogallo, al
Monastero di São Martinho de Tibães, e da li ad altre abbazie. Quindici anni più tardi la casa-madre già era in grado di inviare monaci in Brasile.
Nell'ultimo quarto del secolo XVI, il
Brasile coloniale viveva i primi anni dell' espansione politica dei portoghesi che duro´fino al 1640. Dal 1575 monaci benedettini portoghesi furono inviati nelle terre brasiliane per valutare la possibilità concreta di fondare un Monastero in terre d'oltreoceano. Il lugo prescelto sarebbe stata la città di São Salvador da Bahia. Dopo mille anni di presenza fruttuosa nel continente europeo, i monaci benedetteni portoghesi attraversarono l'oceano Atlantico. Nel 1580 venne inviato il frate
Pedro de São Bento nell'allora capitania di
Salvador Bahia.
Evangelario - Monastero di San Benedetto - Bahia
Foto di Dom Anselmo Rodriguez
Nel 1580, riunito nel Monastero di Santo Tirso, il Capitulo Geral da Congregação Lusitana da Ordem de São Bento, dopo prudenti analisi e valutazione della relazione elaborata dal frate Pedro, approvò la fondazione di un Monastero di San Benedetto a Bahia, che sarebbe divenuto il primo di tutto il Nuovo Mondo e uno dei primi fuori dell'Europa.
I monaci fondatori furono nove e giunsero a Bahia nella Pasqua del 1582, provenienti dal Mosteiro de São Martinho de Tibães, Casa Geral da Congregação Lusitana. Si fermarono in un terreno fuori la città, dove c'era una piccola cappella dedicata a San Sebastiano. A prova di quel periodo periodo ancora esiste la scultura del santo, conservata gelosamente nel Museo del Monastero.
Ebbe quindi inizio la costruzione del Monastero di San Benedetto a Bahia,nella città di Salvador, nel nordest brasiliano, primo monastero fondato dall'Ordine dei Benedettini nelle Americhe. Perciò è anche l'unico, in tutta l'America Latina ad avere dal 1998 il titolo di Arciabbazia. E' una delle nove Arciabbazie che esistono nel mondo.
L'Abate Dom Emanuel d'Able do Amaral è attualmente il 79° Abate (e Arciabate)
del Mosteiro de São Bento da Bahia, e in quest'anno 2019 festeggia i 25 anni dalla sua elezione.
Il Monastero venne fondato nel 1582. Nel 1584 venne elevato a condizione di Abbazia con il titolo di São Sebastião da Bahia, ma, popolarmente, rimase noto come
Mosteiro de São Bento da Bahia. Attualmente il complesso è formato dalla Basilica di San Sebastiano, la
Biblioteca, il Museo, la Sala del Coro, il Collegio, la Facoltà, il Laboratorio di Restauro, il chiostro, ecc. Riveste una importanza fondamentale per le antiche vestigia storiche e culturali, oltre ad una bellezza impari, che rende questo sacro luogo testimone e detentore di un patrimonio artistico e bibliografico prezioso. Edificato e rimaneggiato nell'arco di quattro secoli, riflette tutte le tendenze dell'epoca, con notevoli meriti architettonici. La Basilica e il Monastero sono situati nella parte alta della città e vennero costruiti fuori le mura della primitiva Salvador.
L'imponente edificio della
Basilica di São Sebastião ha origine da una piccola cappella rivolta verso le acque del mare e dedicata a San Sebastiano Martire. Era stata costruita dai Gesuiti subito dopo la fondazione della città nel 1549, in un luogo precedentemente occupato da un villaggio indigeno. La storia della fondazione del Monastero è legata direttamente alla storia di Bahia e del Brasile. Ai nostri giorni costituisce una fantastica fonte di conoscenza storica. Nel corso dei secoli subì molte vicissitudini. Nel Mosteiro de São Bento da Bahia, vennero stilati i primi manoscritti, tra i quali un testamente, ancora esistente, con cui l'indigena Tupinambà
Catarina Paraguaçu lasciò tutti i suoi beni ai monaci benedettini. I suoi resti mortali riposano nella Chiesa e Abbazia di Nossa Senhora da Graça, sempre a Salvador, appartenente al Monastero. Diogo Álvares
Caramuru, fidalgo della Casa Reale di Don João III di Portogallo, arrivò a Bahia nel 1509 e sposò Catarina Paraguaçu, la figlia del cacique Taparica. Paraguaçu si era convertita al Cristianesimo ed era stata battezzata il 30 giugno 1528 in Francia con il nome di Catarina do Brasil. Perciò Catarina e Diogo Caramuru formarono la prima famiglia cristiana e registrata del Brasile. Catarina Paraguaçu è considerata la madre simbolica della nazione brasiliana.
I monaci baiani fondarono nuovi monasteri in altre città della colonia del Brasile, i cui abitanti necessitavano della presenza benedettina. Così sorsero i Monasteri della città di
Olinda nel 1586, di
Rio de Janeiro nel 1590, di
João Pessoa nel 1596 e di
São Paulo nel 1598. Nel 1596 il Mosteiro da Bahia ricevette il titolo di Arquicenóbio do Brasil. Si creò la Província Brasileira da Congregação Lusitana, che ebbe come Casa Geral l'Abbazia di São Sebastião da Bahia. Altri monasteri vennero elevati alla condizione di Abazie: furono quelli di Olinda e Rio de Janeiro (1596) e di São Paulo (1635).
Nel 1624 il Monastero di San Benedetto di Bahia venne occupato dagli olandesi che invasero la città di Salvador saccheggiando e distruggendo l'edificio. Il monaco architetto frate Macario de São João preparò un nuovo progetto in stile neoclassico, e le opere di ricostruzione si conclusero definitivamente alla fine del secolo XIX. Il complesso architettonico servì come infermeria nel secolo XVII, durante il periodo della peste spagnola. Testimoniò le rivolte del periodo coloniale, (ricordiamo la
Conjuração Baiana del 1798), e nei suoi archivi sono ancora conservati i libretti originali dei rivoltosi che inneggiavano alla libertà e indipendenza. Il più importante artista plastico del Brasile dei primi anni della colonizzazione apparteneva al Mosteiro de São Bento. Si trattava di f
rate Agostinho da Piedade, autore di opere quali i busti reliquiari di Santa Barbara e Santa Lucia, oltre al suo capolavoro:
São Pedro Arrependido.
Il
1° luglio 1827 papa Leone XII dichiaró smembrati dalla Congregazione Lusitana i Monasteri del Brasile che divennero indipendenti e furono denominati "Congregação Beneditina Brasileira", con la Bolla “Inter gravissima”. La Provincia brasiliana divenne autonoma in relazione alla Congregação Lusitana, divenendo
Congregação Brasileira da Ordem de São Bento, che ebbe come Casa Geral l'Abbazia da Bahia.
Nel secolo XIX il Monastero di São Bento da Bahia fu precursore della fine della schiavitù in Brasile perchè decise di liberare tutti i figli nati da "ventre schiavo" alle sue dipendente, fatto che quasi portò al fallimento delle attività del Monastero, visto che l'apparato produttivo dell'epoca dipendeva dal lavoro schiavo. Questa presa di posizione fu molto importante visto che la schiavitù in Brasile terminò ufficialmente solo nel 1888. L'attitudine richiamò l' attenzione dell'
Imperatore Dom Pedro II che volle visitare il Monastero, e donò una cassettina d'oro da tabacco intarsiata di brillanti all'Abate Generalel Fr. Manuel de S. Caetano Pinto, dimostrando il suo apprezzamento per quella decisione presa sotto la sua amministrazione.
Nel suo "
Diário da Viagem ao Norte do País", così scrive: "Ás 5½ fui a São Bento. A cupula è uma bela [obra] que se constrói há 96 anos; mais de 4 anos para cá trabalha-se com mais força e [o] abade espera vê-la acabada daqui a três. O zimbório que tem de altura, desde o pavimento da igreja 25 braças, é magnífico, e subi até mais de dois terços, gozando da bela vista de mais de uma das janelas que aí há, e entre as quais devem pintar-se santos. Empregaram-se 76 mil tijolos na cúpula e o simples custou mais de um conto. A lanterna é de vidros corados e na cúpula logo sobre a cornija há óculos com vidraça sem cor, cujos caixilhos de ferro pesam 15 arrobas [...]. (PEDRO II, 1959, p.68-70).
Nel secolo XX, durante la dittatura militare (1964-1985), il Monastero accolse decine di perseguitati politici, rafforzando l'immagine di difesa della libertà che l'Ordine proclamava fin dalla liberazione degli schiavi. Divenne anche uno dei centri principali di propagazione delle idee di rinnovamento liturgico e dell'apertura al mondo voluta dal
Concilio Vaticano II. Nel 1982 Papa
Giovanni Paolo II elevò la chiesa a Basilica Minore di San Sebastiano e qualche anno dopo, il 24 novembre 1998, elevò l'intero Monastero di Bahia a categoria di
Arciabbazia da Congregação Beneditina do Brasil, poichè era il Monastero che aveva dao origine alla Congregação Brasileira.
Tombo III - Monastero di San Benedetto - Bahia
Foto di Don Anselmo Rodriguez
Risuonano alte le parole dell' Arciabate Don Emanuel d'Able do Amaral: "Una persona che cammina per viale Sete de Setembro, nel centro di Salvador, forse neppure immagina che le mura secolari della Arciabbazia di San Sebastiano di Bahia, tradizionalmente conosciuta come Monastero di San Benedetto, conservano molto più di un patrimonio materiale di valore incalcolabile. La grande ricchezza dell'antico Monastero risiede nel suo continuo rinnovamento e nella vita che scorre tra le sue mura secolari. La grande ricchezza sono i monaci. Non è facile per una persona che legge la Regola di San Benedetto, immaginare che quel testo venga vissuto da più di 1500 anni. Non è facile comprendere come gli insegnamenti possano influenzare uomini e donne del secolo XXI e far sì che molti lascino tutto per vivere una esistenza basata sulla preghiera, sulla umiltà, sulla obbedienza." Ma ancora accade e, infatti i monaci non hanno mai abbandonato il loro compito di lavoro, contemplazione e preghiera.
Del complesso del Mosteiro de São Bento fanno parte, inoltre, il
Mosteiro de Nossa Senhora da Graça con la sua chiesetta fondata nel 1535 da Diogo Álvares, detto Caramuru, e il Mosteiro de Nossa Senhora de Mont Serrat, con la sua chiesetta, fondata nel 1580 dai Signori della Torre de Garcia d’Ávila.
La preziosa
Biblioteca del Monastero venne fondata anch'essa nel 1582 e conserva migliaia di opere rarissime.E´la seconda maggiore Biblioteca di opere rare del Brasile e conserva opere rarissime. Dagli anni '30 del secolo scorso è annoverata nel patrimonio artistico nazionale (IPHAN). Il suo patrimonio supera i 200.000 volumi, mentre il settore delle opere rare è formato da circa 13.000 opere a stampa che vanno dal XVI al XIX secolo.
Si tratta di manoscritti, codici miniati, prime edizioni di libri, documenti storici, lettere, mappe, disegni, progetti architettonici e spartiti musicali che rendono questa Biblioteca una delle più importanti del Brasile, con una sala di consultazione aperta al pubblico dal lunedì al venerdì.
La preoccupazione di preservare l'eredità culturale nel corso della storia è sempre stata una prerogativa di tutti i monasteri benedettini. Così anche il patrimonio di questa Biblioteca negli anni sta subendo un minuzioso processo di restaurazione. Inoltre, è in corso un lungo processo di digitalizzazione per rendere disponibile la consultazione dei volumi direttamente on line e da ogni parte del mondo. "Libri Rari" (
Livros Raros è il titolo del progetto di Conservazione e Restauro Libri Rari che si sta sviluppando nel Laboratorio di Conservazione e Restauro, uno dei più importanti di tutto il Brasile. Il Laboratorio dispone di moderni strumenti che permettono lo sviluppo adeguato del trattamento di preservazione del supporto cartaceo, seguendo le norme internazionali. Il
Museo si trova nelle gallerie superiori della Basílica de São Sebastião.. E' composto da più di 2000 opere, tra quadri, porcellane, cristalli, mobili, 223 immagini religiose, ecc. che spaziano dal XVI al XIX secolo.
Sono opere di autori anonimi e popolari, ma anche di rinomati artisti come José Joaquim da Rocha, fondatore della Escola Baiana de Pintura. Un'altra attività importante nel Monastero è quella del
Coral da Juventude, il
Coro della Gioventù, che ha vinto Premi in vari concorsi. Venne fondato nel 1964 e ha portato molti giovani alla passione per il canto. E' di notevole importanza come perno di aggregazione sociale ed educativa insieme al
Collegio e alla Facoltà. Ma il Monastero di San Benedetto di Bahia rimane sempre fedele nei secoli soprattutto al suo compito di depositario delle tradizioni benedettine che risalgono a 1500 anni fa: "
Ora et Labora".
Ringraziamo Don Emanuel d'Able do Amaral, Arciabate del Mosteiro de São Bento da Bahia e Don Anselmo Rodriguez
per la concessione di alcune preziose fotografie contenute nell'articolo.
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Antonella Rita Roscilli. Scrittrice e traduttrice, brasilianista. Da trent' anni si dedica alla divulgazione in Europa di cultura e attualità del Brasile, Portogallo, Africa lusofona e, in generale,paesi di lingua portoghese, con articoli e saggi pubblicati nella stampa e nel modo accademico internazionale, oltre a convegni e conferenze. In Brasile è Membro corrispondente della Academia de Letras da Bahia (ALB), e dell'Istituto Storico Geografico (IGHB). Possiede un Dottorato in Studi Multidisciplinari, è laureata in Italia in Lingua e Letteratura Brasiliana presso l' Università "La Sapienza" di Roma, è Mestra em Cultura e Sociedade presso la Università Ufba, in Brasile, E' ideatrice nell'area documentaristica, si occupa di dialogo interculturale e storia delle migrazioni. E' biografa della memorialista brasiliana di origini italiane Zélia Gattai, moglie di Jorge Amado. Su lei ha pubblicato in Brasile diverse opere.
© SARAPEGBE.
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TEXTO EM PORTUGUÊS (Testo in italiano)O Mosteiro de São Bento da Bahia e os Mosteiros benedetinos na Europa
por
Antonella Rita Roscilli
Mosteiro de São Bento da Bahia
"Deveríamos nos perguntar que tipo de excessos teriam sido exercitados pelos povos da Idade Média, sem a voz alta de São Bento de Norcia, fundador da vida monástica no Ocidente": assim escreve o historiador
Jacques Le Goff. De fato, durante a Idade Média, na Europa, os centros monásticos tiveram um papel importante a nível econômico, social e pela unificação cultural.
A Europa foi caracterizada durante séculos por estes centros monásticos. constituindo-se como forma privilegiada para garantir a presença cristã, introduzindo e / ou preservando elementos essenciais da civilização material e cultural. São Bento com seu monaquismo, foi um autêntico mensageiro de paz, "Pacis Nuntius", conforme a expressão que Papa Paulo VI utilizou na sua principal carta apostólica "Pacis Nuntius", com a qual em 24 de outubro de 1964 proclamou
São Bento de Norcia, protetor da Europa, na sua totalidade humana, política, cultural e cristã.
São Bento, irmão de
Santa Escolástica, nasceu em 480 na cidade de
Norcia, na atual região italiana Úmbria. Logo se mudou para o vale
de Subiaco onde encontrou com o monge Romano, que lhe deu roupa de monge e indicou-lhe uma gruta inacessível do Monte Taleo onde Benedetto viveu como eremita para aproximadamente três anos, até a Páscoa do Ano de 500. Em Subiaco permaneceu por quase trinta anos, pregava a "Palavra do Senhor" e dava as boas-vindas aos discípulos cada vez mais numerosos, até que criou uma comunidade com treze mosteiros, cada um com doze monges e um Abade, tudo sob sua orientação espiritual. Após uma segunda tentativa de matá-lo, com um pão envenenado, ele decidiu de abandonar Subiaco para salvar a si mesmo e a seus monges. Entre 525 e 529, abandonou Subiaco e dirigiu-se em direção de Cassino.
Aqui, ao sul de
Cassino, no Monte Cassio, fundou o
Mosteiro de Montecassino, sobre as ruínas de um templo pagão. E è aqui que em 430 São Bento compõe a sua Regra com a qual sistematizou uma complexa série de Regras pela vida dos monges da Comunidade, conhecida como
Regra Benedetina. Os dois pontos principais da vida comunitária são o conceito de "stabilitas loci", isto é, a obrigação de residir no mosteiro e a "conversatio", quer dizer a boa conduta moral, mútua piedade e obediência ao Abade, o "pai amoroso" que organiza o dia com ocupações diferentes em que o trabalho e a oração se alternam em nome da Regra "Ora et labora" ("Reze e trabalhe"). Com tempo eles se organizaram em Congregações monásticas, entre as quais as mais importantes são a importante
Congregação Cassinesse e a Congregação Sublacense, que se formaram ao redor da autoridade dos mosteiros beneditinos de Montecassino e Subiaco.
Mosteiro de Montecassino
Em Montecassino Bento viveu até a morte, que aconteceu em 21 de março de 547. Foi ali que recebia o tributo dado pelos peregrinos fieis e algumas pessoalidades como Totila, rei dos Ostrogodos. Os monges beneditinos não permaneceram fechados em seus mosteiros, mas se dedicaram ativamente a espalhar a mensagem cristã. Com o apoio de Gregório Magno e seu papado de 590 a 604, eles se espalharam antes na Itália e depois para além dos Alpes.
De particular importância foi o trabalho de evangelização realizado nas áreas britânicas e germânicas nos séculos VII e VIII, graças à hospitalidade dos mosteiros colombanianos que os abrigaram a partir de 643, após a destruição de Montecassino e a perseguição dos Longobardi. O papel desempenhado no campo cultural é bem conhecido: mesmo que a Regra Beneditina não imponha as horas dedicadas ao estudo, mas proclamava a sua importância. A partir daqui começou o processo de produção de manuscritos, que se tornariam muito importantes durante a Idade Média.
A produção de códigos temáticos religiosos foi acompanhada pelo paciente trabalho de copiar textos antigos, incluindo textos científicos e literários. Entre outras coisas, seu alto nível cultural e sua disseminação por todo o território, levaram Carlos Magno a confiar nos monges beneditinos a dar a tarefa de organizar um verdadeiro sistema regular de educação.
Lembramos que, ainda hoje em dia, na magistral
Biblioteca de Montecassino, estão guardados os preciosos quatro "
Placiti Cassinensi", também conhecidos como "Placiti Capuani", quatro testemunhos juramentados (registrados entre 960 e 963) que representam os importantissimos primeiros documentos de um vernáculo de Itália (Campania) escrito em uma língua que, na época era considerada oficial.
No início do século VIII, em toda a Europa, foram numerosos os mosteiros que se proclamaram de reconhecida tradição beneditina. Mosteiros beneditinos surgiram na Inglaterra, França, Suíça, Baviera, Suécia, Espanha, Portugal etc., embora, com a disseminação do protestantismo, das mais de 1.500 abadias beneditinas, existentes na Europa desde o começo do século XVI, apenas 800 sobreviveram. Em 1566, a reforma de São Bento, de Valladolid, se estendeu ao Portugal, ao mosteiro de
São Martinho de Tibães de Portugal, e de lá a outras abadias.
Desde 1575, monges beneditinos portugueses foram enviados às terras brasileiras para avaliar a possibilidade concreta da fundação de um mosteiro em terras dalém mar. O local indicado seria a Cidade de São Salvador da Bahia. devido aos insistentes pedidos da população local. Depois de mil anos de presença frutuosa no continente europeu, os monges beneditinos portugueses atravessaram o oceano Atlantico. Em 1580, foi enviado o
frade Pedro de São Bento na então capitania de
Salvador Bahia, no
Brasil, para verificar a possibilidade
Em 1580, reunido no Mosteiro de Santo Tirso, o Capitulo Geral da Congregação Lusitana da Ordem de São Bento, após prudente análise e avaliação do relatório elaborado pelos emissários, aprovou a fundação de um Mosteiro de São Bento na Bahia, o qual viria a ser o primeiro de todo o Novo Mundo e um dos primeiros fora da Europa.
Os monges fundadores, em número de nove, chegaram à Bahia na Páscoa de 1582, oriundos do Mosteiro de São Martinho de Tibães, Casa Geral da Congregação Lusitana, fixando-se num terreno fora da cidade, onde já havia uma pequena Ermida dedicada a São Sebastião. A população soteropolitana, que tanto desejava a presença beneditina, alegrou-se com a chegada dos monges.
Como prova desse período ainda existe a escultura do santo, zelosamente guardada no Museu do Mosteiro. Assim começou a construção do Mosteiro de São Benedito, na Bahia, na cidade de Salvador, no nordeste brasileiro,
primeiro Mosteiro fundado pela Ordem Beneditina nas Américas, o primeiro de todo o Novo Mundo e um dos primeiros fora da Europa. Portanto, é também o único, em toda a América Latina, a ter também, desde 1998, o título de Arquiabadia. E' uma das nove Arquiabadias do mundo.
O Abade Dom Emanuel d'Able do Amaral è atualmente o 79° Abade do Mosteiro de São Bento, na Bahia, e neste ano de 2019 festeja os 25 anos desde a sua eleição.
O Mosteiro foi fundado oficialmente em 1582. No ano de 1584 foi elevado a condição de Abadia com o Título de São Sebastião da Bahia, mas, popularmente, ficou conhecido como Mosteiro de São Bento da Bahia. Atualmente, o complexo é formado pela
Basílica de São Sebastião, a Biblioteca, o Museu, a Sala do Coral, o Colégio, a Faculdade, o Laboratório de Restauração, o claustro, etc. Tem uma importância fundamental para os antigos vestígios históricos e culturais, assim como pela beleza impar, que faz deste lugar sagrado, o testemunha e proprietário de um precioso patrimônio artístico e bibliográfico. Construído e remodelado ao longo de quatro séculos, reflete todas as tendências da época, com notáveis méritos arquitetônicos.
A Basílica e o Mosteiro estão localizados na parte alta da cidade e foram construídos fora dos muros da primitiva cidade de Salvador. O imponente edifício da Basílica de São Sebastião teve origem de uma pequena capela voltada para o mar e dedicada ao Mártir São Sebastião. Tinha sido construída pelos jesuítas imediatamente após a fundação da cidade em 1549, em um lugar anteriormente ocupado por uma aldeia indígena. A história da fundação do Mosteiro está diretamente ligada à história da Bahia e do Brasil. Hoje em dia é uma fonte fantástica de conhecimento histórico.
Ao longo dos séculos, sofreu muitas vicissitudes. Os primeiros manuscritos foram elaborados no Mosteiro de São Bento da Bahia, incluindo um testamento, existente até hoje, em que a indigena Tupinambà
Catarina Paraguaçu deixou todos seus bens para os monges beneditinos, Seus restos mortais repousam na Igreja e Abadia de Nossa Senhora da Graça, em Salvador, que também pertence ao Mosteiro. Diogo Álvares Caramuru, fidalgo da Casa Real de D. João III de Portugal, chegou à Bahia em 1509 e casou-se com ela que era filha do Cacique Taparica. Ela tinho sido batizada em 30 de julho de 1528 na França com nome de Catarina do Bresil (Catarina do Brasil). Catarina e Diogo Caramuru formaram a primeira família cristã e documentada do Brasil. Ela è considerada a mãe simbólica da nação brasileira. Os monges baianos fundaram novos mosteiros em outras cidades da colônia do Brasil, cujos habitantes necessitavam da presença beneditina. Assim surgiram os Mosteiros da cidade de
Olinda em 1586, do
Rio de Janeiro em 1590, de
João Pessoa em 1596 e de
São Paulo em 1598. No ano de 1596, o Mosteiro da Bahia recebeu o título de Arquicenóbio do Brasil. Criou-se a Província Brasileira da Congregação Lusitana, tendo como Casa Geral a Abadia de São Sebastião da Bahia. Outros mosteiros são elevados a condição de Abadia: Olinda e Rio de janeiro (1596), São Paulo (1635).
Em 1624, o Mosteiro de São Bento, na Bahia, foi ocupado pelos holandeses que invadiram a cidade de Salvador, saqueando e destruindo o edifício. O monge arquiteto frade Macário de São João preparou um novo projeto em estilo neoclássico, e as obras de reconstrução terminaram definitivamente no final do século XIX. O complexo arquitetônico serviu como uma enfermaria no século XVII, durante o período da peste espanhola.
Ela testemunhou as revoltas da época colonial, (lembre-se da "Conjuração Baiana" de 1798), e em seus arquivos ainda estão preservados os libretos originais dos rebeldes que elogiavam a liberdade e a independência. O mais importante artista plástico brasileiro dos primeiros anos de colonização pertencia ao Mosteiro de São Bento: Frei Agostinho da Piedade, autor de obras como os bustos relicários de Santa Bárbara e Santa Lúcia, além de sua obra-prima:
São Pedro Arrependido. Em
1º de julho de 1827,
o papa Leão XII declarou os mosteiros do Brasil separados da Congregação Lusitana. Eles se tornaram assim independentes recebendo o nome de "Congregação Beneditina Brasileira", com a Bula "Inter gravíssima". A Província Brasileira ganhou autonomia em relação à Congregação Lusitana, tornando-se a
Congregação Brasileira da Ordem de São Bento, tendo como Casa Geral a Abadia da Bahia.
Durante o século XIX o Mosteiro de São Bento de Salvador Bahia se revelou um precursor do fim da escravidão no Brasil porque resolveu libertar todos os filhos nascidos do "ventre livre" que trabalhavam para o Mosteiro, e isso quase levou ao fracasso das atividades do Mosteiro visto que o aparato produtivo do tempo dependia do trabalho escravo. Esta atitude foi muito importante, visto que o regime de escravidão no Brasil só acabou oficialmente em 1888. E chamou a atenção do
Imperador Dom Pedro II que visitou o Mosteiro e doou uma tabaqueira de ouro de tabaco com diamantes para o Abade Geral Fr. Manuel de S. Caetano Pinto, assim demonstrando seu apreço por essa decisão tomada sob sua administração.
No seu "
Diário de viagem para o norte do país", assim escreve: "Ás cinco e meio fomos para São Bento. A cupula è uma bela [obra] que se constrói há 96 anos; mais de 4 anos para cá trabalha-se com mais força e [o] abade espera vê-la acabada daqui a três. O zimbório que tem de altura, desde o pavimento da igreja 25 braças, é magnífico, e subi até mais de dois terços, gozando da bela vista de mais de uma das janelas que aí há, e entre as quais devem pintar-se santos. Empregaram-se 76 mil tijolos na cúpula e o simples custou mais de um conto. A lanterna é de vidros corados e na cúpula logo sobre a cornija há óculos com vidraça sem cor, cujos caixilhos de ferro pesam 15 arrobas [...]. (PEDRO II, 1959, p.68-70).
No século XX, durante a ditadura militar no Brasil (1964-1985), o Mosteiro acolheu dezenas de políticos perseguidos, reforçando a imagem de defesa da Liberdade que a Ordem proclamava desde a libertação dos negros escravizados. Tornou-se também um centro de propagação das idéias de renovação litúrgica e de abertura ao mundo desejadas pelo
Concílio Vaticano II. Em 1982, o
Papa João Paulo II, elevou a Igreja em Basílica Menor de São Sebastião e, alguns anos depois, em 24 de novembro de 1998, concedeu ao inteiro Mosteiro da Bahia o titulo de Arquiabadia da Congregação Beneditina do Brasil, por ser ele o Mosteiro que deu origem à Congregação Brasileira.
Evangelario - Mosteiro de São Bento da Bahia
Foto de Dom Anselmo Rodriguez
Ressoam altas
as palavras do Arquiabade Dom Emanuel d'Able do Amaral: "Andando pela avenida Sete de Setembro, no centro de Salvador, uma pessoa, talvez, nem imagina que as paredes seculares da Arquiabadia de São Sebastião da Bahia, tradicionalmente conhecido como Mosteiro de São Bento, conserva muito mais do que um patrimônio material de valor incalculável. A grande riqueza do antigo Mosteiro está em sua contínua renovação e na vida que flui entre seus muros seculares: a grande riqueza são os monges. Não é fácil para uma pessoa que lê a
Regra de São Bento, imaginar que esse texto è vivido há mais de 1500 anos. Não è fácil compreender que aqueles ensinamentos possam influenciar homens e mulheres do século XXI e que muitos abandonem tudo para viver uma existência baseada na oração, na humildade, na obediência". Mas ainda acontece, hoje em dia, e em tantos séculos de história, que os monges nunca abandonaram o trabalho, a contemplação e a oração.
Do complexo do Mosteiro de São Bento da Bahia fazem parte também o Mosteiro de
Nossa Senhora das Graças com sua igrejinha fundada em 1535 por Diogo Álvares Caramuru (onde está sepultada Catarina de Paraguaçu), e o Mosteiro de Nossa Senhora do Monte Serrat, com a sua igrejinha, fundada em 1580 pelos senhores da Torre de Garcia d'Ávila. A preciosa
Biblioteca do Mosteiro também foi fundada em 1582 e preserva milhares de obras raríssimas: é a segunda maior Biblioteca de obrar raras do Brasil e conserva obrar raríssimas. Desde os anos 1930 foi incluída no patrimônio artístico nacional (IPHAN). Seu patrimônio bibliográfico supera os 200.000 volumes, enquanto o setor das obras raras è de aproximadamente 13.000 impressos, desde o século XVI até o século XIX.
Trata-se de manuscritos, códigos miniati, primeiras edições de livros, documentos históricos, cartas, mapas, desenhos, projetos arquitetônicos e partituras que fazem desta uma das mais importantes do Brasil, com uma sala aberta ao público de segunda até sexta. A preocupação com a preservação do patrimônio cultural ao longo da história sempre foi uma prerrogativa de todos os mosteiros beneditinos. Assim também a herança desta biblioteca ao longo dos anos está passando por um processo de restauração meticuloso. Além disso, está em andamento um longo processo de digitalização para disponibilizar diretamente os volumes on-line. "Livros Raros" è o título de Projeto de Conservação e Restauração de Livros que está se desenvolvendo no Laboratório de Conservação e Restauração, um dos mais importantes em todo o Brasil. O Laboratório possui ferramentas modernas que permitem o desenvolvimento adequado do tratamento de preservação do papel, conforme os padrões internacionais.
O
Museu do Mosteiro de São Bento da Bahia está localizado nas galerias superiores da Basílica de São Sebastião. É composto por mais de 2000 obras, incluindo pinturas, porcelanas, cristais, móveis, 223 imagens religiosas, etc. variando do XVI até XIX século. São obras de autores anônimos e populares, como também de renomados artistas como José Joaquim da Rocha, fundador da Escola Baiana de Pintura. Outra atividade importante no Mosteiro é a do
Coral da Juventude, ou Coro Juvenil, que ganhou prêmios em diversas competições. Foi fundado em 1964 e levou muitos jovens à paixão pelo canto. É de considerável importância como ponto de agregação social e educacional juntamente com o
Colégio e a Faculdade. Mas, acima de tudo, o Mosteiro de São Bento da Bahia permanece fiel, ao longo dos séculos, ao seu importante e denso papel, depositário do fundamento e das tradições beneditinas que remontam a 1.500 anos atrás: "Ora et Labora".
Agradecemos Dom Emanuel d'Able do Amaral, Arquiabade do Mosteiro de São Bento da Bahia, e Don Anselmo Rodriguez pela concessão de algumas preciosas fotografias publicadas neste artigo.
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Antonella Rita Roscilli. Brasilianista, escritora e tradutora. Há trinta anos se dedica à divulgação na Europa da cultura e atualidade do Brasil, Portugal, África lusófona e países de língua portuguesa, com artigos publicados na imprensa internacional, além de conferências. Doutora em Estudos Multidisciplinares, è formada na Itália em Língua e Literatura Brasileira na Universidade La Sapienza. E' Mestra em Cultura e Sociedade pela Universidade federal Ufba, no Brasil, onde é membro correspondente pela Itália da Academia de Letras da Bahia (ALB) e do Instituto Geográfico Histórico (IGHB). E' a biografa da memorialista brasileira de origem italiana Zélia Gattai, esposa do escritor brasileiro Jorge Amado. Sobre ela tem publicado no Brasil várias obras. Idealizadora na área de documentários, se ocupa di intercultura e história da emigração italiana.