L'ANGOLO DEL LIBRO. Il romanzo “Dilúvio das Almas“ di Tito Leite
Antonella Rita Roscilli
TESTO IN ITALIANO (Texto em português)"Ho subito diverse umiliazioni a San Paolo. Dai graffiti sul muro con la frase Fuori nordestini, all'atteggiamento del personale di un ristorante in una strada di Brás, che non amava vendermi del cibo. L’intolleranza è come un coltello avvelenato. D'altra parte, negli anni '90, ho conosciuto tanti del Nordest arrivati per lavorare come muratori e, con l'acutezza tipica di un Ulisse magro, sono diventati grandi appaltatori. Quanto a me, vendevo oggetti di artigianato e dipinti. Ci sono molti nordestini nel sudest. La maggior parte di loro è arrivata senza aver frequentato neppure la scuola elementare ed erano in molti a non saper leggere. Gli uomini lavoravano nell'edilizia civile, le donne presso le famiglie o in fabbrica. Sono emigrati in cerca di condizioni di vita migliori, ma una parte di essi vive ancora schiavizzata. A differenza di me, loro erano determinati. Non si pensi che siano arretrati solo perché non hanno studiato. Al contrario, si informavano sul mondo e partivano facendo di ogni speranza un atto di coraggio, in un'avventura alla ricerca del loro posto al sole".
È uno stralcio di “Dilúvio das Almas” (editore Todavia), romanzo di Tito Leite, poeta e monaco benedettino brasiliano, un mestrado in Filosofia all'Università Federale del Rio Grande do Norte, e autore dei libri di poesie “Digitais do caos” (2016) e “Aurora de cedro” (2019).
Nel romanzo, il protagonista Leonardo vive da molti anni a San Paolo e si sostiene con vari mezzi. Scopriamo subito che proviene dal nordest del Brasile. Leonardo non condivide tutte le condizioni della situazione sociale della città; al contrario, abbiamo a che fare con una personalità ribelle che non si adatta a nessun mondo né, a nessuna città. San Paolo è per lui fonte di umiliazioni. Il cortiço, la mensa parrocchiale, il rifiuto a servirlo nei ristoranti e i graffiti contro i nordestini fanno di Leonardo non solo un nomade, ma un emarginato. Nelle sue interazioni con gli intellettuali di Vila Madalena, che prestano attenzione al "baiano venditore di artigianato”, impara a conoscere i filosofi perché quelle conversazioni includevano spuntini che venivano serviti a cena. “Io non appartengo al gregge, né seguo le mandrie”.
Alcune delle tematiche su cui questo romanzo porta a riflettere, riguardano proprio l'emigrazione interna, le differenze sociali, il razzismo e l’inclusione. Nella storia del Brasile i movimenti migratori sono stati vari e diversificati, ma in tutto ciò non possiamo dimenticare che gli abitanti del Nordest hanno composto grandi flussi migratori interni, ovvero verso altre regioni del Paese, soprattutto nel Sudest. Il Sudest brasiliano raggiunse una rapida industrializzazione durante gli anni '50, e questo è stato uno dei principali motivi che ha attirato persone da varie parti del Brasile in cerca di lavoro, in particolare dal Nordest.
Negli anni successivi, le città del Sudest iniziarono ad accogliere immigrati praticamente da tutti gli stati che compongono il Nordest. Gli immigrati nordestini sono stati importanti per lo sviluppo economico del sudest, hanno contribuito alla costruzione della città di Brasilia e alla diversità culturale del Brasile.
” ...Qui chiamano baiani tutti i nordestini. Una volta hanno scritto sul muro di un edificio: Mettiamo i baiani sul pau de arara. E non intendevano il camion….Una volta al mese arrivava a San Paolo un pulman clandestino cche odorava di farina di mandioca. Il pulman era pieno di gente del Nordest, e veniva indirizzata ad uno specifico datore di lavoro. Poi questa gente partiva per alcune città dell'interno. I nordestini erano “pezzi” che servivano a caricare la batteria di un ingranaggio in bancarotta…”
Leonardo nel romanzo intraprende un viaggio di ritorno verso il suo Nordest. Da San Paolo, passa per Canudos e Juazeiro do Norte per arrivare a Dilúvio das Almas, la sua piccola città natale che dà il titolo al romanzo. Nel viaggio incontra privazioni materiali, solitudine e grandi amicizie, paura di riscoprire il proprio passato e, nonostante ciò, fa tutto con una buona dose di coraggio. Giunge a Canudos per lavorare come insegnante in una fazenda, nonostante abbia appena terminato le scuole medie. All’arrivo lo attende il primo incontro con la violenza armata: la notizia di un omicidio. Prosegue il viaggio verso Diluvio das Almas, come se dovesse soddisfare la seconda parte del suo destino.
Il ritorno al sertão è tutt'altro che idilliaco: la violenza e l'ignoranza lì presenti, che lo avevano spinto ad emigrare, continuano a perpetrarsi con nuovi personaggi e solamente con qualche lieve modifica. Lui stesso si ritroverà nuovamente avvolto da tutta quella brutalità. Ciò lo condurrà a riflettere non solo sulla decisione di voler tornare nei suoi luoghi, ma anche sul fatto di voler ristabilire vecchi legami. Leonardo è dominato dalla volontà di giustizia, ma la giustizia è impossibile laddove esistono corruzione ed impunità estreme. Perciò, per non mostrarsi straniero nella sua stessa terra e per preservare il suo onore, dovrà imparare l'antica pratica della vendetta nel suo significato più distruttivo. Leonardo non avverte il senso di accoglienza nelle sue relazioni familiari e prova difficoltà a convivere con una vita fatta di litigi e brutalità. In ogni momento il lettore percepisce l’instabilità del personaggio: “Nulla nella mia vita è lineare”, “Il mio distacco è il mio nulla che mi completa”, “Il mio cuore non si adatta a nessun paese”.
In questa parte, il romanzo di Tito Leite ci mostra una realtà che persiste ancora in molte regioni del Brasile, ove la risoluzione dei conflitti continua a seguire una lunga sequenza di azioni e vendette come forma di punizione, senza il benchè minimo accesso alla legalità. Ma “Dilúvio das Almas” non è solo questo, perché il romanzo si apre alla riflessione su un tema che abbraccia l’ universale, con un personaggio che incarna aneliti ed ansie umane.
E’ lo stesso Tito Leite a definirlo in un'intervista: “In Dilúvio das Almas troviamo Leonardo, un viandante in cerca della pienezza del suo essere. Ma, come sappiamo, un uomo libero è sempre una minaccia, nella brutalità della vita quotidiana incontra venti contrari che non sempre riesce a domare. In questo senso definisco il romanzo come una storia che lavora con la bruttezza del reale e, allo stesso tempo, è una narrazione contro tutto ciò che opprime e sminuisce la vita, rivelando quanto ancora dia fastidio pensare e agire in modo diverso”.
© SARAPEGBE.
E’ vietata la riproduzione, anche parziale, dei testi pubblicati nella rivista senza l’esplicita autorizzazione della Direzione
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TEXTO EM PORTUGUÊS (Testo in italiano)L'ANGOLO DEL LIBRO
O romance “Dilúvio das Almas“ de Tito Leite
por
Antonella Rita Roscilli
“Passei por algumas humilhações em São Paulo. Desde pichações no muro com a frase
Fora nordestino, à atitude do pessoal de um restaurante numa rua do Brás, que não gostava de me vender comida. A intolerância, faca envenenada. Por outro lado, nos anos 1990, conheci muitos nordestinos que tinham chegado para trabalhar como pedreiros, e, com a agudeza típica de um Ulisses franzino, transformaram-se em grandes empreiteiros. Quanto a mim eu vendia artesanato e pintava quadros. Há muitos nordestinos no Sudeste. Grande parte deles chegava sem o primeiro grau, e muitos nem sequer sabiam ler. Os homens trabalhavam na construção civil, as mulheres, em casa de família ou em alguma fabrica. Migraram em busca de condições melhores de vida, e uma parte ainda vive como escravos. Diferente de mim, eles eram determinados. Não conclua que, por não terem estudo, eram atrasados. Ao contrário, indagaram sobre o seu mundo e partiram fazendo de cada esperança um ato de coragem – numa aventura em busca do seu lugar ao sol".
E’ um trecho de “Dilúvio das Almas“(editora Todavia), romance do cearense Tito Leite, poeta e monge beneditino, Mestre em Filosofia pela Universidade Federal do Rio Grande do Norte, e já autor dos livros de poemas “Digitais do caos” (2016) e “Aurora de cedro” (2019).
No romance, o protagonista Leonardo, narrador onisciente, há muitos anos vive de todas as formas e por variados meios em São Paulo. Logo descobrimos que ele è nordestino.
Leonardo não se vê como alguém que compartilha todas as condições de uma situação social; pelo contrário, estamos diante de uma personalidade rebelde, que não se encaixa em qualquer mundo ou qualquer cidade. São Paulo é fonte de sucessivas humilhações. O cortiço, o sopão da paróquia, a recusa de ser atendido em restaurantes e as pichações contra nordestinos fazem de Leonardo não só um nômade, mas um pária. Em suas interações com intelectuais da Vila Madalena que davam atenção ao “baiano vendedor de artesanato”, aprendia sobre filósofos porque as conversas incluíam petiscos, que muitas vezes serviam de jantar.
Algumas das temáticas sobre as quais o romance estimula a refletir são justamente a emigração, as diferenças sociais, o racismo, a inclusão. Não podemos esquecer que na história do Brasil, os movimentos migratórios são variados e diversificados, no entanto, não podemos esquecer que os habitantes do Nordeste protagonizaram grandes fluxos migratórios com destino às outras regiões do país, sobretudo para o Sudeste. A região Sudeste alcançou rápida industrialização durante a década de 1950, e este foi um dos motivos que atraíram pessoas de várias partes do Brasil em busca de emprego, em especial do Nordeste. Durante os anos seguintes, cidades do Sudeste passaram a ter imigrantes de praticamente todos os estados nordestinos.
Esses imigrantes nordestinos foram importantes para o desenvolvimento econômico da Região Sudeste, contribuíram na construção de Brasília e pela diversidade cultural do Brasil. ” ...Aqui eles chamam todos os nordestinos de baianos. Uma vez escreveram no muro de uma construção:
Vamos colocar os baianos no pau de arara. Não era do caminhão que estavam falando...Uma vez ao mês entrava em São Paulo um ônibus clandestino com cheiro de farinha de mandioca. O ônibus lotado de nordestinos, endereçados a um determinado empregador. Depois partia em direção a algumas cidades do interior. Os nordestinos eram peças que serviam para carregar a bateria de uma engrenagem falida.....”
Leonardo empreenderá uma viagem de retorno para o Nordeste. De São Paulo passa por Canudos e Juazeiro do Norte para chegar ao Nordeste, em Dilúvio das Almas, sua pequena cidade natal, que dá o título ao romance. Em seu percurso encontra privação material e boêmia, solidão e grandes amizades, medo de reencontrar o próprio passado, e apesar disso, uma boa dose de coragem. Partirá para perto de Canudos, para trabalhar como professor em uma fazenda, apesar de só ter o ensino médio completo. A chegada de ônibus revela seu primeiro encontro com a violência armada, com a notícia de um assassinato. Viajará para Dilúvio das Almas, como para satisfazer a segunda parte de seu destino. O retorno ao sertão semi-árido está longe de ser idílico: a violência e a ignorância que o fizeram migrar para outros lugares, continuam ali, apenas com novos personagens e algumas pequenas modificações. Ele mesmo se vê novamente afundado por toda aquela brutalidade. Isso fará com que repense não apenas sua decisão de retornar, mas de restabelecer antigos laços. Leonardo é dominado pela vontade de justiça. Mas a justiça è impossível onde existe corrupção e impunidade extrema, Portanto, para não se mostrar um estrangeiro em sua própria terra e preservar a sua honra, ele aprenderá a ancestral prática da vingança, no seu sentido mais destrutivo. Leonardo não consegue encontrar acolhimento nas relações familiares ou na difícil convivência com a vida de rixas e brutalidade explícita. Todo momento o leitor acompanha essa instabilidade da personagem: “Nada na minha vida é linear”, “meu desapego é o meu nada que me completa”, “meu coração não cabe em nenhuma pátria”,
Nessa parte, o romance de Tito Leite nos mostra uma realidade ainda persistente em muitas regiões do Brasil, nas quais a resolução de conflitos ainda segue uma longa seqüência de ações e contra-ações como forma de punição, sem o acesso a instrumentos legais. Mas Dilúvio das Almas não è somente isso, pois o romance se abre para um tema universal, com uma personagem que encarna as ansiedades e os anseios humanos.
O próprio autor Tito Leite afirma em uma entrevista: “Em Dilúvio das Almas, encontramos Leonardo, um andarilho em busca de ser pleno de si mesmo. Mas como sabemos, um homem livre é sempre uma ameaça, e, na brutalidade do cotidiano, encontra ventos contrários, que nem sempre é capaz de domar. Nessa direção, defino como uma história que trabalha com a fealdade do real, e, ao mesmo tempo, uma narrativa contra tudo o que oprime e diminui a vida, revelando o quanto pensar e agir diferente incomoda”.
© SARAPEGBE.
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Traduzione in portoghese di A.R.R.
Antonella Rita Roscilli. Brasilianista, escritora, jornalista e tradutora. Há trinta anos se dedica à divulgação na Europa da cultura e atualidade do Brasil, Portugal, África lusófona e países de língua portuguesa, com artigos publicados na imprensa internacional, além de conferências. E' membro correspondente pela Itália da Academia de Letras da Bahia (ALB) e do Instituto Geográfico Histórico (IGHB).Doutora em Estudos Multidisciplinares, è formada na Itália em Língua e Literatura Brasileira na Universidade La Sapienza. E' Mestra em Cultura e Sociedade pela Universidade federal Ufba, no Brasil. E' a biografa da memorialista brasileira de origem italiana Zélia Gattai, esposa do escritor Jorge Amado. Sobre ela tem publicado várias obras. Idealizadora na área de documentários, se ocupa di Intercultura e Migração.