IL RACCONTO: Il visitatore invisibile
Carlos Ribeiro
Foto di A.R.R.
TESTO IN ITALIANO (Texto em português)Ascolta. Facciamo finta che tu possa renderti invisibile. E che tu possa viaggiare indietro nel tempo. Adesso scendi per la discesa del Pelourinho, la vedi? È un giorno casuale del 1963. Il cielo ha un intenso bagliore rossastro. Una ragazza, vestita di giallo, suona la fisarmonica alla finestra di un antico abitato. Un ubriaco dorme sul marciapiede accanto alla chiesa di Nossa Senhora do Rosário dos Pretos. I caseggiati sono vecchi e sbiaditi. Gli uomini indossano abiti bianchi. Le campane risuonano nell'aria buona della vecchia Salvador.
Passi davanti all'edicola. Scendi per Rua Silva Jardim, a Taboão. Arrivi davanti al Piano Inclinato. Un uomo dai grandi baffi grigi beve una grappetta con il figlio al bar, al piano terra del palazzo Bola Verde. Compra dolci e cioccolatini. È sabato e nessuno tranne te porta con sé un passato che ancora non esiste. Forse è per questo, pensi, forse è per questo che l'aria sembra più traslucida. Forse è per questo che sui balconi e sui terrazzi delle case si sentono quasi dei sussurri.
Dall'altra parte della strada, l'edificio a tre piani con le sue finestre e porte verdi è invitante. Ci entri dentro, trattenendo il respiro. Sali lentamente le scale sporche (c'è un
aranha-caranguejeira[i] morto nell'angolo) e ti fermi qualche secondo davanti alla porta dell'appartamento al secondo piano. C'è un lungo silenzio, fino a quando qualcuno non apre la porta. Entri senza che la tua presenza venga notata.
La vedi a destra, la parete bagnata con le crepe? Vedi il vecchio frigorifero GE a sinistra? Vedi il tavolo, i mobili spessi e pesanti? Vedi il bagno e la cucina più avanti? C'è il corridoio che attraversi calpestando con attenzione le piastrelle gialle. Più avanti, la stanza con le due finestre e le due stanze laterali. Una donna riordina la stanza a sinistra. In quello a destra gioca un ragazzo. Lo guardi e, in quel momento, ti senti inghiottito dal pensiero di quel ragazzo, che è come una corrente di risacca. Adesso senti, intensamente, con lui, la luce del tardo pomeriggio che disperde le ombre dei mobili sul pavimento; il riflesso leggermente giallastro sulle pareti; le nuvole fuori, come passaggi da un altro mondo. I libri, lo scaffale. Lo spazio si popola di presenze: i fantasmi si incontrano, qua e là. Foreste umide, serpenti, colonne antiche e torri d'avorio. Eroi, pioggia di lance e frecce. Uccelli d'acciaio, serpenti giganti. Le carovane di cammelli attraversano il deserto. Abissi. Ci sono tigri e leoni che vagano per la stanza, tra il divano e la macchina da cucire. Il ragazzo alza lo sguardo e avverte la presenza del visitatore invisibile.
Si fa buio. Le ombre attraversano il pavimento e le pareti. Si allontanano l'una dall’altra e si incontrano di nuovo. Acquisiscono nuove forme e si dissolvono, lentamente, in una macchia grigia, trasformata poi in un'unica macchia nera. Tutto sprofonda in una profonda immobilità, finché qualcuno non accende la luce e tutto riprende a muoversi. Papà torna a casa dal lavoro con l'aria stanca. Il fratello torna a casa da scuola e accende la TV. La madre li chiama per cena. Dispone vassoi di
farofa[ii] di uovo con burro, riso, carne, latte, caffè e deliziose
fatias de parida[iii], che il ragazzo chiama “mia zia”. Tutti ridono. Il ragazzo pensa: il viaggiatore invisibile è un sogno divertente. Ma lui è qui! – si guarda intorno. Magari appoggiato al grande acquario illuminato. Magari seduto sul divano. Forse giù per le scale, sparito per sempre. Il fratello lo chiama per
jogar botão[iv]. Legge la storia della giovane Rosinha che il vento portò con sé. Fuori risuonano i clacson. La TV è grande e ha finiture e pulsanti dorati. Una cicala canta. I suoi fratelli più piccoli non erano ancora nati. Una stella cadente sfreccia nel cielo. Alla radio suo padre ascolta una canzone di Carlos Gonzaga.
Più tardi, a letto, sotto le lenzuola, il ragazzo ha la strana sensazione che qualcuno stia pensando a lui. Un cane passa, lentamente, davanti all'edificio e cerca qualche avanzo di cibo nella spazzatura. Una donna, morta da tempo, piange all'angolo dell'edificio di fronte. E infine, quando il ragazzo dorme, sogna una voce che, in un lontano futuro, gli dice: Ascolta. Facciamo finta che tu possa renderti invisibile. E puoi viaggiare indietro nel tempo. Adesso scendi per la discesa del Pelourinho, vedi? È un giorno qualsiasi del 1963...
Tratto da: I RACCONTI DEL VENERDÌ e due o tre cronache. Salvador: ALBA, 2010
[i] Un tipo di ragno tropicale N.d.T.
[ii] Piatto a base di farina di manioca N.d.T.
[iii] Dolce tipico portoghese e brasiliano chiamato anche Rabanada, a base di fette di pane, uova, zucchero e cannella N.d.T.
[iv] Un gioco da tavolo che simula il gioco del calcio, ma praticato com bottoni appropriati che rappresentano i giocatori. N.d.T.
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Carlos Ribeiro.Nato a Salvador, Bahia, nel 1958., é autore di venti libri di narrativa (romanzi e racconti), tra cui
Aventureiros do Apocalipse,
Contos de sexta-feira,
Abismo,
Lunaris e
Fazedores de tempestade. E, anche, resoconti, interviste, saggi e recensioni letterarie tra cui tre studi sull'opera del cronista Rubem Braga:
Caçador de ventos e melancolias: um estudo da lírica nas crônicas de Rubem Braga, pubblicato da Editora da Universidade Federal da Bahia /Edufba, nel 2001;
Rubem Braga: um escritor combativo – a outra face do cronista lírico (Booklink, 2013) e Rubem Braga / Melhores crônicas, organização, seleção e prefácio (Editora Global, 2013). Partecipa a diverse antologie di racconti e saggi, tra cui spiccano
Geração 90: manuscritos de computador,
Contos cruéis, Capitu mandou flores, Quartas Histórias,
Antologia panorâmica do conto baiano – século XX e
História e histórias da Bahia. Come giornalista, ha svolto un lavoro di documentazione e divulgazione scientifica in diverse regioni naturali del Brasile, come i parchi nazionali del Monte Pascoal, Chapada Diamantina, Abrolhos, Emas, Mamirauá (Amazzonia) e Antártida. Ha conseguito un dottorato in letteratura presso l'UFBA, è membro dell'Academia de Letras da Bahia e professore aggiunto presso l'Università Federale do Recôncavo da Bahia, dove sviluppa un progetto di ricerca nell'area del giornalismo letterario. Sito web dell'autore:
http://www.carlosribeiroescritor.com.br
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TEXTO EM PORTUGUÊS (Testo in italiano)O visitante invisível
por
Carlos Ribeiro
Crédito Foto: A.R.R.
Escuta. Façamos de conta que você possa tornar-se invisível. E que possa fazer uma viagem no tempo. Você desce, agora, a ladeira do Pelourinho, vê? É um dia qualquer de 1963. O céu tem uma intensa luminosidade avermelhada. Uma menina, com um vestido amarelo, toca acordeom na janela de um sobrado. Um bêbado dorme na calçada próxima à Igreja de Nossa Senhora do Rosário dos Pretos. Os casarões são velhos e desbotados. Homens vestem roupas brancas. Sinos tocam nos ares finos da velha Salvador.
Você passa pela banca de revistas. Desce a Rua Silva Jardim, no Taboão. Chega em frente ao Plano Inclinado. Um homem, com um grande bigode grisalho, bebe grapetti com o filho no bar que fica no andar térreo do edifício Bola Verde. Ele compra doces e chocolates. É sábado e ninguém, senão você, carrega um passado que ainda não existe. Talvez por isso, você pensa, talvez por isso o ar pareça mais translúcido. Talvez por isso quase se possam ouvir sussurros nas varandas e nas sacadas dos casarios.
No outro lado da rua, o prédio de três andares, de janelas e portas verdes, o chama. Você entra nele, com a respiração presa. Sobe, lentamente, os degraus sujos da escada (há uma aranha-caranguejeira morta, num canto) e pára, por alguns segundos, em frente à porta do apartamento, no segundo andar. Há um silêncio demorado, até que alguém abre a porta, e, sem que se perceba sua presença, você entra.
Vê, à direita, a parede úmida com rachaduras? Vê, à esquerda, a antiga geladeira GE? Vê a mesa, os móveis grossos e pesados? Vê, à frente, o banheiro e a cozinha? Aí está o corredor, que você atravessa, pisando, com cuidado, os ladrilhos amarelos. Mais à frente, a sala com as duas janelas e os dois quartos laterais. Uma mulher arruma o quarto da esquerda. Um menino brinca no da direita. Você o olha e, naquele momento, sente-se tragado pelo pensamento do menino, que é como um mar de ressaca. Agora você sente, intensamente, com ele, a luz do final da tarde que espalha as sombras dos móveis sobre o piso; o reflexo levemente amarelado nas paredes; as nuvens lá fora, como passagens de um outro mundo. Os livros, a estante. O espaço povoa-se de presenças: fantasmas encontram-se, aqui e ali. Florestas úmidas, serpentes, colunas antigas e torres de marfim. Heróis, chuvas de lanças e flechas. Pássaros de aço, serpentes gigantes. Caravanas de camelos cruzam o deserto. Abismos. Há tigres e leões vagando pela sala, entre o sofá e a máquina de costura. O menino levanta os olhos e sente a presença do visitante invisível.
Anoitece. As sombras se entrecruzam no piso e nas paredes. Afastam-se umas das outras e tornam a encontrar-se. Adquirem novas formas e dissolvem-se, lentamente, numa mancha cinza, transformada depois numa única mancha negra. Tudo mergulha na imobilidade profunda, até que alguém acende a luz e tudo volta a se movimentar. O pai chega do trabalho, com ar cansado. O irmão chega da escola e liga a TV. A mãe chama-os para o jantar. Coloca travessas de farofa de ovo com manteiga, arroz, carne, leite, café e deliciosas fatias de parida, que o menino chama de “minha tia”. Todos riem. O menino pensa: o viajante invisível é um sonho engraçado. Mas ele está aqui! – olha em volta. Talvez encostado no grande aquário iluminado. Talvez sentado no sofá. Talvez descendo as escadas, indo embora para nunca mais. O irmão o chama para jogar botão. Ele lê a história da menina Rosinha, que o vento levou. Buzinas tocam lá fora. A TV é grande e tem frisos e botões dourados. Uma cigarra canta. Seus irmãos mais novos não nasceram. Uma estrela cadente risca o céu. Na radiola, seu pai ouve uma canção de Carlos Gonzaga.
Mais tarde, na cama, sob os lençóis, o menino tem a estranha sensação de que alguém pensa nele. Um cachorro passa, lentamente, diante do prédio e procura, no lixo, algum resto de comida. Uma mulher, que há muito morreu, chora, na esquina do prédio em frente. E, finalmente, quando o menino dorme, sonha com uma voz que, num futuro distante, diz para ele: Escuta. Façamos de conta que você possa tornar-se invisível. E que possa fazer uma viagem no tempo. Você desce, agora, a ladeira do Pelourinho, vê? É um dia qualquer de 1963...
CONTOS DE SEXTA-FEIRA e duas ou três crônicas. Salvador: ALBA, 2010
Traduzione in portoghese di A.R.R.
Carlos Ribeiro. Nascido em Salvador, Bahia, em 1958, é autor de vinte livros nas áreas de ficção (romance e conto), a exemplo de
Aventureiros do Apocalipse,
Contos de sexta-feira,
Abismo,
Lunaris e
Fazedores de tempestade. E, também, de reportagens, entrevistas, ensaios e resenhas literárias incluindo três estudos sobre a obra do cronista Rubem Braga:
Caçador de ventos e melancolias: um estudo da lírica nas crônicas de Rubem Braga, publicada pela Editora da Universidade Federal da Bahia / Edufba, em 2001;
Rubem Braga: um escritor combativo – a outra face do cronista lírico (Booklink, 2013) e Rubem Braga / Melhores crônicas, organização, seleção e prefácio (Editora Global, 2013). Participa de diversas antologias de contos e ensaios, dentre as quais destacam-se
Geração 90: manuscritos de computador,
Contos cruéis, Capitu mandou flores, Quartas Histórias,
Antologia panorâmica do conto baiano – século XX e
História e histórias da Bahia. Como jornalista, realizou trabalhos de documentação e divulgação científicas em diversas regiões naturais do Brasil, a exemplo dos parques nacionais de Monte Pascoal, Chapada Diamantina, Abrolhos, Emas, Mamirauá (Amazônia) e Antártida. É doutor em Literatura pela UFBA, membro da Academia de Letras da Bahia e professor adjunto da Universidade Federal do Recôncavo da Bahia onde desenvolve um projeto de pesquisa na área de Jornalismo Literário. Site do autor:
www.carlosribeiroescritor.com.br