Inaugurata a Roma la "Casa della Solidarietà Stefano Rodotà"
Antonella Rita Roscilli
Foto di A.R.R.
TESTO IN ITALIANO   (Texto em português)

                                                                                                                                             NovitàSarapegbe, 5 febbraio 2025 
Solo la presenza effettiva dei segni della solidarietà consente di continuare a definire democratico un sistema politico. L’esperienza storica ci mostra che, se diventano difficili i tempi per la solidarietà, lo diventano pure per la democrazia. (Stefano Rodotà. 1933-2017. Giurista, professore e politico).

Questa frase è stata ricordata da Giuseppe De Marzo, coordinatore della Rete dei Numeri Pari, durante l’inaugurazione della “Casa della Solidarietà Stefano Rodotà”, che dal 3 febbraio 2025 ha aperto i battenti a Roma nel quartiere di San Lorenzo, in via degli Equi, 15. Si tratta di uno dei beni confiscati alla criminalità organizzata che Roma Capitale, tramite l'assessorato al Patrimonio e Politiche abitative, ha consegnato al II Municipio.
                                     
                                        L'assessore Tobia Zevi. Foto di A.R.R.
Questo luogo rappresenta non solo l’eredità intellettuale e morale di valori che Stefano Rodotà ha sempre sostenuto per una società più giusta, ma testimonia il nostro impegno nel promuovere la valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata destinandoli alla legalità e all’inclusione. – ha dichiarato l’assessore Tobia Zevi Riconfermo la nostra determinazione nel voler valorizzare il patrimonio pubblico come bene comune al servizio di tutti i cittadini. Andrebbe realizzata una casa della solidarietà in ogni Municipio della città.

Il quartiere di San Lorenzo ha quindi la sua prima Casa della Solidarietà, spazio pubblico condiviso da realtà sociali impegnate quotidianamente a contrastare disuguaglianze, mafie e a promuovere equità, inclusione, diritti e democrazia, come  ha dichiarato Francesca Del Bello, Presidente del Municipio II.
                                                                                
Durante la cerimonia, don Luigi Ciotti (Associazione Libera) ha tagliato il nastro inaugurale e, tra le altre, ha dichiarato che la legalita mette radici quando c' è la responsabilità. La solidarietà si deve accompagnare alla giustizia e  lo faremo fino al nostro ultimo respiro. Occorre fermare la deriva etica che abbandona i piu deboli e questo luogo è un soffio di speranza.
 
La solidarietà non è carita, ma un impegno, uno strumento di liberazione. Anche la nostra Costituzione parla di solidarietà parlando di doveri. "Nella Casa costruiremo il futuro impegnandoci ogni giorno nel quotidiano rispondendo ai bisogni delle persone, mettendo insieme diversità per ricostruire la speranza – ha dichiarato Giuseppe De Marzo - non si tratta solo semplicemente di migliorare la vite delle persone, ma di cercare una strada nuova e diversa per riappropriarsi dei diritti sociali rimettendo al centro la partecipazione, la gratuità e la solidarietà".
 
Le realtà sociali che si sono impegnate a far vivere la Casa sono: l’ ANPI Roma; Associazione Salviamo la Costituzione; Auser Lazio; Baobab Experience; Casa internazionale delle Donne; Fai Agisa - antiusura e antiracket; Fondazione Gianni Minà; Gea - scuola di ecologia integrale per giovani ecoattivisti; Observo Onlus; Rete #NoBavaglio; Rete Tutela Roma Sud; Transform! Italia; Teatro della Dodicesima; Unione Inquilini.
                                             
                                               Foto di A.R.R.
É  stato quindi presentato il calendario delle attività culturali e degli sportelli che saranno accessibili gratuitamente. La “Casa della Solidarietà” garantirà servizi, formazione e laboratori gratuiti alle fasce della popolazione più vulnerabile: avrà sportelli di assistenza come quello antiviolenza, antiusura, corsi di italiano ecc. Tutte le organizzazioni contribuiranno a rendere questa Casa un punto di riferimento per la comunità romana.
 
Tra gli intervenuti ricordiamo Carla Rodotà, moglie di Stefano Rodotà,  Mediterranea saving humans, Elisa Sermarini – Scuola Gea, Gaetano Azzariti - Salviamo la Costituzione, Alice Basiglini - Baobab Experience, Marino Bisso - Rete #NoBavaglio; Mario De Vergottini - Fai Agisa antiusura e antiracket; don Mattia Ferrari - Loredana Macchietti - Fondazione Gianni Minà; Silvia Paoluzzi - Unione Inquilini; Marina Pierlorenzi - Anpi Roma.
 
Di seguito riportiamo l’intervento completo di Loredana Macchietti Minà, Presidente della Fondazione Gianni Minà:
Ringrazio Giuseppe De Marzo ed Elisa Sermarini per avermi chiamato a far parte di questa interessante e bella realtà. L’operato di Gianni Minà ci ha fatto vedere quello che non ci avrebbero permesso mostrare o vedere o ascoltare se non fosse stato per lui. E’ stato guidato, oltre che da un’insaziabile curiosità, da una grande compassione, da una profonda umanità, ma soprattutto da un profondo desiderio di condividere con gli altri, perché era cosciente che il trasferimento di informazione era secondario rispetto al lavoro di costruzione sociale della realtà per cui gli esseri umani si mettono d’accordo sui valori fondamentali, riconoscendo quello che sfugge alla loro conoscenza.
 
Questo in fondo era il segreto di Minà, oltre alla sua profonda preparazione e studio sulle persone che doveva intervistare. E le persone lo percepivano, e si aprivano al giornalista che era sempre guidato dall’etica. In fondo la sua professione l’ha sempre vissuta come un servizio sociale: “Il giornalista -diceva- è come un ponte tra i fatti e la gente”. Minà non era un’eccezione, perché quello era il modo di fare giornalismo, anzi, lo è, perché attualmente ci vogliono far credere che il giornalismo social abbia soppiantato il cosiddetto giornalismo tradizionale. In realtà il giornalismo è uno solo; quello che vediamo oggi è comunicazione, tanto è vero che in questo momento i giornalisti si definiscono anche “creator”, creatori di un qualcosa che in effetti non è.
 
Il giornalista è anche – si diceva fino a qualche tempo fa – “cane da guardia” della democrazia, (definito così anche, nel 2021, dalla Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU). In questo tempo, invece, siamo costretti ad assistere ad una sua “mutazione genetica”, fino a diventare strumento di guerra e addirittura un pericolo per la democrazia. Oggi, come sempre, “essere è comunicare”, che non è uno slogan di marketing urbano inventato dalla stampa a fine anni ’80. Questo concetto, pensate, lo aveva già espresso a fine del 1600, ben 3 secoli fa, il vescovo George Berkley, un filosofo e teologo irlandese che, nel suo “Saggio sulla nuova teoria della visione” solo ciò che è in grado di trasmettere il suo messaggio e di far sentire la sua voce sul mercato delle idee e delle persone, sembra esistere davvero. Ovviamente informazione e menzogna sono sempre andate a braccetto, e quest’ultima si rende reale attraverso la manipolazione del contesto.
 
Di fronte a questa distopica realtà-finzione, la Casa della Solidarietà Stefano Rodotà è un messaggio potente, ma soprattutto uno strumento potente per allargare lo spazio democratico, rispetto ad un potere digitale che lo sta restringendo sempre di più oltre che a limitare la libertà di azione e di scelta delle persone.

Abbiamo perso di vista pure il senso di cittadinanza, essere cittadini. In poco tempo ci hanno trasformato dapprima in consumatori consapevoli, poi consumatori ed ora siamo diventati veri e propri oggetti di consumo. 
Con la Casa della Solidarietà ci si riappropria del nostro status, tutti insieme, cooperando ciascuno con le proprie qualità e scopi, perché, come dice la Rete, “nell’attuale fase storica nessuno/a ce la fa da sol/a e solo la cooperazione massimizza il risultato”. Perché c’è bisogno di speranza, anzi, di ribellione, che non avverrà mai con il “clikativism”, l’attivismo attraverso i click e i like, ma si svilupperà in luoghi  fisici come questa Casa e attraverso persone in carne e ossa come noi, qui ed ora. La cosiddetta maggioranza silenziosa, o liquida che si trova su internet, infatti, vede aberrante e insensata la rivolta vera.
 
Gianni Minà privilegiava le strade e le persone, lo aveva capito già da tempo, e ha sempre sostenuto che il sapere e la conoscenza delle proprie radici vuol dire migliorare la propria esistenza. Ha lasciato tutto il suo patrimonio alle nuove generazioni. Sosteneva, infatti: “Spero e voglio che i giovani vedano, leggano e riescano a comprendere meglio i luoghi, le persone e i momenti che hanno segnato la storia degli anni che vanno dal 1950 ad oggi”. Ha lottato molto per sostenere il valore della libertà di autodeterminazione, di espressione e del diritto ad essere informati. La Fondazione Gianni Minà, quindi, nella Casa della Solidarietà, si impegnerà in questo, nel diritto ad essere informati, nei modi e nei tempi che deciderà la Rete dei Numeri Pari.




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TEXTO EM PORTUGUÊS   (Testo in italiano)

Em Roma inauguração da “Casa della Solidarietà Stefano Rodotà”
Por
Antonella Rita Roscilli

 
                                                                     
                                                                        Foto di A.R.R.
 
                                                                                                                                             NovitàSarapegbe, 5 febbraio 2025
Somente a presença real de sinais de solidariedade nos permite de continuar a definir democrático um sistema político.  A experiência histórica nos mostra que se os tempos se tornam difíceis para a solidariedade, também se tornam difíceis para a democracia. (Stefano Rodotà, 1933-2017. Jurista, professor e político italiano).

Esta frase foi lembrada em Roma, na Itália, por Giuseppe De Marzo, coordenador da “Rete dei Numeri Pari”, durante a inauguração da “Casa della Solidarietà Stefano Rodotà”, que abriu as portas em 3 de fevereiro de 2025 no bairro de San Lorenzo, na via degli Equi, 15. É um dos bens confiscados ao crime organizado, e que a Prefeitura de Roma (RomaCapitale), por meio do seu Departamento das Políticas de Patrimônio e Habitação, entregou ao II Municipio.
                                           
Este lugar representa não apenas o legado intelectual e moral dos valores que Stefano Rodotà sempre defendeu para uma sociedade mais justa, mas também testemunha nosso compromisso em promover a valorização dos bens confiscados do crime organizado, destinando-os à legalidade e à inclusão. – declarou Tobia Zevi, Vereador do Departamento das Políticas de Patrimônio e Habitação da Prefeitura – Reafirmo nossa determinação em valorizar o patrimônio público como um Bem Comum a serviço de todos os cidadãos. Deve ser construída uma casa solidária em cada município da cidade.
                                         
                                                                                  Foto di A.R.R.

O bairro de San Lorenzo conta com sua primeira “Casa della Solidarietà”, um espaço público compartilhado por entidades sociais comprometidas diariamente com o combate às desigualdades, às máfias e à promoção da equidade, inclusão, direitos e democracia, conforme afirmou Francesca Del Bello, presidente do II Municipio.
                                         
Durante a cerimônia, Don Luigi Ciotti (Associazione Libera) cortou a fita inaugural e, entre outras coisas, declarou que a legalidade cria raízes somente quando há responsabilidade. A solidariedade deve ser acompanhada de justiça e faremos isso até o nosso último suspiro. Precisamos acabar com o desvio ético que abandona as pessoas mais vulneráveis da nossa sociedade  e este lugar é um sopro de esperança.
 
Solidariedade não é caridade, mas sim um compromisso, uma ferramenta de libertação. A  Constituição italiana também fala em solidariedade, falando em deveres. Na Casa construiremos o futuro, comprometendo-nos todo dia, no cotidiano, respondendo às necessidades das pessoas, reunindo as diversidades para reconstruir a esperança - declarou Giuseppe De Marzo - não se trata apenas de melhorar a vida das pessoas, e sim  de buscar um caminho novo e diferente para reivindicar os direitos sociais, colocando de volta ao centro, a participação, a generosidade e a solidariedade
                                       
                                        Foto di A.R.R.
As organizações sociais que com suas atividades se comprometeram a manter viva a Casa são: l’ ANPI Roma; Associazione Salviamo la Costituzione; Auser Lazio; Baobab Experience; Casa internazionale delle Donne; Fai Agisa - antiusura e antiracket; Fondazione Gianni Minà; Gea - scuola di ecologia integrale per giovani ecoattivisti; Observo Onlus; Rete #NoBavaglio; Rete Tutela Roma Sud; Transform! Italia; Teatro della Dodicesima; Unione Inquilini.
 
Finalmente foi apresentado o calendário de atividades que serão todas gratuitas. A “Casa da Solidariedade” garantirá de forma gratuita serviços, assistência, formação, atividades culturais às pessoas que precisam e mais vulneráveis ​​da sociedade: terá balcões de assistência como anti-violência, anti-usura pecuniária (agiotagem), cursos de italiano, etc.

Todas as organizações contribuirão para fazer desta Casa um ponto de referência para a comunidade romana. Entre os presentes, destacamos Carla Rodotà, esposa de Stefano Rodotà,  Mediterranea saving humans, Elisa Sermarini – Scuola Gea, Gaetano Azzariti - Salviamo la Costituzione, Alice Basiglini - Baobab Experience, Marino Bisso - Rete #NoBavaglio; Mario De Vergottini - Fai Agisa antiusura e antiracket; don Mattia Ferrari - Loredana Macchietti - Fondazione Gianni Minà; Silvia Paoluzzi - Unione Inquilini; Marina Pierlorenzi - Anpi Roma.
 
A seguir, eis o discurso completo feito durante a inauguraç
ão por Loredana Macchietti Minà, Presidente da “Fondazione Gianni Minà:

Agradeço a Giuseppe De Marzo e Elisa Sermarini por me chamarem para fazer parte desta interessante e bela realidade.
O trabalho de Gianni Minà nos mostrou tudo o que não teríam permitido de mostrar, ver ou ouvir, se não fosse por ele. Ele foi guiado não só por uma curiosidade insaciável, como também por uma grande compaixão, uma humanidade funda, e sobretudo por uma profunda vontade de compartilhar com os outros. Tinha consciência de que transferir para outros a Informação era um fato secundário em comparação à construção social da realidade, pela qual os seres humanos se encontram, de acordo com seus valores fundamentais, e reconhecem o que foge ao seu conhecimento.

Esse era o segredo de Minà, além da sua profunda preparação profissional e estudo sobre as pessoas que entrevistaria. E as pessoas percebiam isso e se abriam para o jornalista que sempre foi pautado pela ética. Em última análise, ele sempre viu a sua profissão como um serviço social: “O jornalista – dizia – é como uma ponte entre os fatos e as pessoas”. Minà não foi uma exceção, porque era essa a forma de fazer jornalismo, aliás, é essa. Atualmente querem que acreditemos que o jornalismo dos socials suplantou o chamado jornalismo tradicional. Na realidade o que existe è um jornalismo só; o que estamos vendo hoje em dia é comunicação, tanto que neste momento os jornalistas também se definem como “criadores”, criadores de algo que na verdade não o é.

O jornalista - dizia-se até há algum tempo - é também o “cão de guarda” da democracia (também assim definida, em 2021, pelo Tribunal Europeu dos Direitos do Homem (CEDH). Nesta época, porém, somos obrigados a testemunhar a sua “mutação genética”, a ponto do jornalista se poder tornar um instrumento de guerra e até um perigo para a democracia. Hoje, como sempre, “ser é comunicar”, o que não é um slogan de marketing urbano inventado pela imprensa no final da década de 1980. Este conceito já havia sido expresso no final de 1600, há 3 séculos, pelo Bispo George Berkley, um filósofo e teólogo irlandês. Em seu “Ensaio sobre a nova teoria da visão” afirma que no mercado das ideias e das pessoas, parece realmente existir apenas o que é capaz de transmitir a sua mensagem e fazer ouvir a sua voz. A informação e a mentira sempre andaram de mãos dadas, pois esta última torna-se real através da manipulação do contexto.

Diante desta distópica realidade-ficção, a Casa della Solidarietà Stefano Rodotà é uma mensagem poderosa, mas acima de tudo uma ferramenta poderosa para ampliar o espaço democrático, em comparação com um poder digital que o restringe cada vez mais, bem como limita a liberdade de ação e escolha das pessoas. Perdemos também de vista o sentido de cidadania, de sermos cidadãos. Em pouco tempo nos transformaram primeiro em consumidores conscientes, depois em consumidores e agora nos tornamos verdadeiros objetos de consumo.

Com a Casa da Solidariedade pegamos de volta o nosso status, todos juntos, cada um cooperando com as suas qualidades e propósitos, porque, como diz a Rete, “na atual fase histórica ninguém consegue sozinho e só a cooperação maximiza o resultado”. Porque há necessidade de esperança, ou melhor, de rebelião, o que nunca acontecerá com o “clicativismo”, ou seja o ativismo através de cliques e likes, mas se desenvolverá em locais físicos como esta Casa e através de pessoas em carne e osso  como nós, aqui e agora. A chamada maioria silenciosa ou líquida que se encontra na internet, na verdade, vê a verdadeira revolta como aberrante e sem sentido.

Gianni Minà privilegiava a rua e as pessoas, compreendeu isso há muito tempo, e sempre afirmou que conhecer as próprias raízes significa melhorar a própria existência. Deixou toda a sua herança para as novas gerações. Aliás, afirmou: “Espero e quero que os jovens vejam, leiam e possam compreender melhor os lugares, as pessoas e os momentos que marcaram a história dos anos de 1950 até hoje”. Ele lutou arduamente para defender o valor da liberdade de autodeterminação, de expressão e do direito de ser informado.

A Fondazione Gianni Minà, portanto, se comprometerá com isso na Casa della Solidarietà. Se comprometerà com o direito de ser informado, nas formas e nos horários que a Rete dei Numeri Pari decidir.




Traduzione in portoghese di A.R.R.

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