Il significato dei 150 Anni dell'Emigrazione italiana in Brasile: ieri, oggi e domani
Fabio Porta
Operai italiani di una fabbrica nel quartiere Mooca, São Paulo, 1906. Arquivo Público do Estado de São Paulo
TESTO IN ITALIANO   (Texto em português)

Dal 2008, data di istituzione della “giornata dell’immigrazione italiana”, il 21 febbraio in Brasile viene celebrata la grande epopea della nostra emigrazione nel grande Paese Sudamericano. La data prescelta dal Congresso brasiliano fa riferimento alla cosiddetta “Spedizione Tabacchi” che con il piroscafo “Sofia” approdò a Vitoria, capitale dello Espirito Santo, il 21 febbraio del 1874 con a bordo 388 coloni italiani, in prevalenza lombardi, veneti e trentini. E’ probabile che non si trattò del primo sbarco di coloni italiani in Brasile, come con qualche ragione rivendicano gli italo-brasiliani dello Stato di Santa Catarina, al sud del Brasile. Una discussione che può interessare la pignoleria degli storiografi o il campanilismo dei politici, ma che non incide sulla sostanza, ovvero sull’importanza di dare il dovuto risalto a quella che in Brasile fu senz’altro la più importante ondata migratoria del novecento e che per noi italiani costituisce ancora oggi l’origine della maggiore comunità di italo-discendenti al mondo. Sono così 150 gli anni di emigrazione italiana in Brasile, e a questo emblematico evento tanto l’Italia quanto il Brasile stanno dedicando una speciale attenzione, attraverso la realizzazione di una lunga serie di eventi e iniziative.  L’ambasciata italiana di Brasilia ha indetto un concorso tra le scuole italiane di San Paolo e Belo Horizonte per la scelta del logo ufficiale della ricorrenza: un transatlantico stilizzato con intorno il riferimento al 150mo e ai colori delle bandiere dei due Paesi.

La più grande comunità italiana al mondo 
Come tutti gli anniversari e le ricorrenze, anche questa volta siamo di fronte ad un bivio: da una parte il rischio è quello della retorica e della rievocazione nostalgica e fine a sé stessa, venata da una sorta di autocompiacimento sterile e ripetitivo; dall’altro, però, abbiamo una grande opportunità per rilanciare il rapporto con una grande potenza come il Brasile proprio a partire dalla dimensione qualitativa e quantitativa di una comunità che oggi può contare su oltre trenta milioni di italo-discendenti.  

E’ ovviamente questa la strada che preferisco percorrere, partendo da una corretta nonché dovuta rievocazione storica di oltre un secolo e mezzo di emigrazione italiana ma associandola poi alle diverse e ricchissime forme nella quale questa presenza si è poi declinata in Brasile, attraversando tutti i settori e le dimensioni della società e dell’economia di quel Paese. Dal “Sofia” in poi sono stati quasi due milioni gli italiani che a partire dalla fine dell’ottocento hanno scelto il Brasile come nuova patria, il Paese dove cercare fortuna e il futuro per sé stessi e le loro famiglie, la cosiddetta “Merica” di tanti canti della nostra emigrazione. Quasi la metà di loro, almeno ottocentomila, arrivarono nel porto di Santos e transitarono nella “Hospedaria dos Imigrantes” di San Paolo, dove oggi è possibile visitare uno dei più belli e tecnologici musei delle migrazioni al mondo.
                                         

                             Emigranti italiani nella Hospedaria dos Imigrantes. Locali per donne. São Paulo. 
                                                    Arquivo Público do Estado de São Paulo         


Tra la fine del diciottesimo e l’inizio del diciannovesimo secolo arrivarono in Brasile italiani provenienti in prevalenza dalle regioni del nordest del nostro Paese, mentre con il passare degli anni (soprattutto dopo le due grandi guerre) aumentò considerevolmente il numero degli immigrati giunti dalle regioni dell’Italia meridionale.

Dopo lo Stato di San Paolo, dove gli italiani si insediarono tanto nelle regioni interne occupate dalle grandi ‘fazendas’ del caffè e la nascente metropoli sull’altipiano a pochi chilometri dal porto di Santos, furono gli Stati del Sud (Rio Grande del Sud, Santa Catarina, Paranà) a ricevere l’altro grande contingente di italiani, oltre – ovviamente – allo Stato di Espirito Santo citato all’inizio di questo articolo. Oggi i discendenti di questa grande e stratificata ondata migratoria sono ampiamente oltre i trenta milioni, trentasei o più secondo qualche stima, ma ciò importa poco perché in ogni caso siamo di fronte alla più grande comunità di cittadini di origine italiana al di fuori dei confini del nostro Paese; e tutt’altro che trascurabile è anche il dato relativo al numero di cittadini italiani residenti in Brasile, in progressiva e forte crescita negli ultimi decenni e vicino alle settecentomila unità.
                                       
                               Scuola per figli di operai Sturlini Matarazzo, Osasco,  
São Paulo, 1908.
                                            Centro de Documentação Histórica de Osasco, EDUC. 
             
Una presenza unica per qualità e quantità
Ma non sono soltanto gli indici quantitativi del fenomeno a darci un’idea dell’importanza della comunità italiana in Brasile; anzi, sarebbe davvero riduttivo e semplicistico fermarci al dato quantitativo.   All’emigrazione italiana, soprattutto della prima parte del novecento, il Brasile deve gran parte della propria industrializzazione come anche la nascita di organizzazioni politiche e sindacali.   

Se infatti non possiamo dimenticare che i nostri primi immigrati in Brasile affrontarono sacrifici e difficoltà immani, al limite dello sfruttamento e grazie al coraggio spesso eroico dei nostri coloni, le seconde e terze generazioni si affermarono in tutti i segmenti della società per capacità di iniziativa, sul versante economico ma anche politico.  

Eloquente e significativo il fatto che a San Paolo, per esempio, le prime grandi fabbriche furono quelle di Crespi o Matarazzo, e che anche i primi scioperi furono organizzati dagli anarco-socialisti arrivati dall’Italia.   Analoga considerazione potremmo fare per l’informazione e la stampa, se è vero come è vero che all’inizio del secolo scorso “Il Fanfulla” – quotidiano stampato in lingua italiana – era il giornale più letto e diffuso a San Paolo. Un’influenza vasta e capillare, quella italiana, presente in maniera evidente e profonda in tutti i settori della società brasiliana.  

Dalla storia del calcio, dove grandi squadre come il Palmeiras e lo stesso Corinthians di San Paolo, ma anche il Cruzeiro di Belo Horizonte o il Fluminense di Rio de Janeiro nacquero grazie all’iniziativa dei nostri emigrati, fino alla storia della musica e addirittura del samba, se è vero che uno dei padri della musica brasiliana, Adorinan Barbosa, si chiamava in realtà Josè Rubinatto, figlio di un emigrante veneto di Caverzere; e che dire dell’arte brasiliana, dove le opere di Volpi, Pennacchi e soprattutto Portinari sono ancora oggi sinonimo di universalità ed eccellenza.  

E potremmo continuare a lungo, con una speciale menzione per le imprese e gli imprenditori di origine italiana che ancora oggi si distinguono in Brasile in posizioni di distacco non solo nazionale ma internazionale: penso a Bauducco, maggiore produttore di panettoni al mondo, o a Cutrale, il più grande produttore mondiale di succo d’arancia, o a Biaggi e Ometto, che nel settore “sucro-alcoleiro” (i derivati della canna da zucchero) sono anch’essi leader nel mondo.   E si tratta soltanto di alcuni esempi, punte di diamante di migliaia di situazioni e casi analoghi, veri e propri ‘fiori all’occhiello’ dell’Italia nel mondo.

Il ruolo del "Sistema Italia"
Ecco, commemorare i 150 anni di emigrazione italiana in Brasile vuole dire dare valore a questa storia, magari facendola conoscere in maniera adeguata anche in Italia e coniugandola con il “sistema Italia” attualmente presente nel Paese sudamericano; non soltanto la rete diplomatico-consolare, ma tutti i soggetti che oggi a vario titolo sono impegnati nella promozione della nostra cultura, nel rafforzamento delle relazioni commerciali, nella rappresentanza e nei servizi a favore della nostra grande comunità. Mi  riferisco agli istituti italiani di cultura, alle scuole italiane, alle camere di commercio italo-brasiliane, ai Comites, al CGIE, ai patronati e alle associazioni; un patrimonio di esperienze e di conoscenze che abbiamo il dovere di mettere in rete e di valorizzare, a partire dal sostegno che lo Stato italiano e in primo luogo il Ministero degli Esteri dovrebbe dare ad una realtà preziosa che debitamente sostenuta potrebbe costituire un volàno insostituibile per il rafforzamento a tutti i livelli della presenza italiana in tutto il continente sudamericano.  

Purtroppo dobbiamo riconoscere come l’Italia abbia una certa difficoltà a comprendere la reale portata di questo suo “sistema” presente e radicato all’estero, soprattutto grazie ad una comunità di italiani all’estero che costituisce per certi versi un ‘unicum’ anche se comparata ad altri Paesi o nazioni. Le ricorrenze, come quella oggetto di questo articolo, dovrebbero quindi servire anche a questo, a ispirare una rinnovata riflessione su cosa facciamo per dare valore a questa presenza che non è soltanto ‘passato’ ma è ‘presente’ e potrebbe senza dubbio rappresentare un ‘futuro’ straordinario in termini di internazionalizzazione culturale, sociale ed economica.  

Il Brasile è uno dei casi più emblematici in questo senso, proprio perché l’emigrazione italiana è stata in grado di penetrare e diffondersi in maniera circolare e concentrica in tutti i settori della società, della cultura e dell’economia. Lo stanno dimostrando l’entusiasmo e l’interesse che si è subito scatenato dopo l’avvio delle prime attività ufficiali del centocinquantesimo da parte delle autorità italiane e brasiliane; una risposta per certi versi commovente e per altri non sorprendente, almeno per coloro che conoscono a fondo la ricchezza di questa collettività.

Non solo 150°: Turismo delle Radici, G7 E G20
Il 2024 non è soltanto l’anno in cui celebriamo l’emigrazione italiana in Brasile; altre “coincidenze istituzionali” contribuiscono a rendere unico e per certi versi irripetibile questa finestra di opportunità per rilanciare il rapporto tra questi due grandi Paesi all’insegna dei profondi legami che uniscono i nostri popoli.  

Mi riferisco in primo luogo all’anno internazionale delle radici italiane nel mondo, un’iniziativa del Ministero degli Esteri che ha raccolto sollecitazioni provenienti dal mondo dell’emigrazione e dell’associazionismo italiano nel corso degli ultimi anni. Il più grande bacino di “turisti delle radici” si trova proprio in Brasile e, nonostante le timide iniziative del governo avviate in materia, la speranza è che dal settore privato e della società civile possano arrivare spunti e iniziative in grado di cogliere un’occasione di grande rilevanza economica oltre che culturale, anche in vista del ripopolamento dei nostri borghi e delle aree interne del Paese.  

Sono infine due i grandi eventi istituzionali internazionali che vedranno Italia e Brasile impegnati in prima linea nel 2024: se infatti sarà l’Italia a guidare il G7, al Brasile toccherà la responsabilità di ospitare il G20; le rispettive diplomazie sono impegnate da mesi nella preparazione e oggi nell’organizzazione dei relativi appuntamenti istituzionali; alla sensibilità politica dei governanti dei due Paesi, ma anche dei Parlamenti e delle altre organizzazioni della società civile che saranno coinvolti a vari livelli nei due eventi affidiamo anche la responsabilità di cogliere l’unicità di questo incrocio geopolitico che vedrà Italia e Brasile al centro dello scacchiere della diplomazia mondiale; anche da questo potrà scaturire il valore aggiunto di un anniversario che non può e non deve essere soltanto una ricorrenza.  

Lo sa bene il massimo custode dei valori costituzionali e morali del nostro Paese, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che accogliendo l’invito personale ricevuto qualche mese fa a Roma dal Presidente Lula si è recato in Brasile a luglio di quest’anno; una visita che in Brasile si attendeva da anni con trepida emozione.

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Fabio Porta. Deputato italiano, Presidente dell’Associazione di Amicizia Italia-Brasile

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TEXTO EM PORTUGUÊS   (Testo in italiano)

O significado dos 150 anos da Emigração Italiana no Brasil: ontem, hoje e amanhã
por
Fabio Porta



                                                                                            
                 
                     Grupo de operários fabris italianos em indústria na Mooca, São Paulo, 1906.                                                                                          Arquivo Público do Estado de São Paulo
                    

Desde 2008, data da instituição do “dia da imigração italiana”, a grande epopeia da nossa emigração para o grande país sul-americano é celebrada no Brasil no dia 21 de fevereiro. A data escolhida pelo Congresso Brasileiro refere-se à chamada "Expedição Tabacchi" que com o vapor "Sofia" desembarcou em Vitória, capital do Espírito Santo, em 21 de fevereiro de 1874, com 388 colonos italianos a bordo, principalmente da Lombardia, Vêneto e Trentino. É provável que não tenha sido o primeiro desembarque de colonos italianos no Brasil, como afirmam com alguma razão os ítalo-brasileiros do estado de Santa Catarina, no sul do Brasil. Uma discussão que pode preocupar a precisão dos historiógrafos ou o “campanilismo” dos políticos, mas que não afecta a substância, ou melhor, a importância de dar o devido destaque àquela que foi, sem dúvida, a onda migratória mais importante do século XX no Brasil, e que para nós italianos, ainda hoje em dia, constituem a origem da maior comunidade de descendentes de italianos do mundo. Assim, completam-se 150 anos de emigração italiana para o Brasil, e tanto a Itália como o Brasil dedicam especial atenção a este evento emblemático, através da criação de uma longa série de eventos e iniciativas. A Embaixada italiana em Brasília anunciou um concurso entre as escolas italianas de São Paulo e Belo Horizonte para a escolha do logotipo oficial do aniversário: um transatlântico estilizado com referência aos 150 anos e as cores das bandeiras dos dois países.

A maior comunidade italiana do mundo
Como todos os aniversários e datas comemorativas, também desta vez nos deparamos com uma encruzilhada: por um lado, o risco é o da retórica e da reconstituição nostálgica como um fim em si mesmo, tingido de uma espécie de auto-satisfação estéril e repetitiva; por outro lado, porém, temos uma grande oportunidade de relançar a relação com uma grande potência como o Brasil a partir da dimensão qualitativa e quantitativa de uma comunidade que hoje em dia conta com mais de trinta milhões de descendentes de italianos.

Este é obviamente o caminho que prefiro seguir, partindo de uma correta e devida reconstituição histórica de mais de um século e meio de emigração italiana, mas depois associando-a às diferentes e riquíssimas formas de como essa presença se manifestou no Brasil, atravessando todos os setores e a dimensão da sociedade e da economia daquele país. A partir da "Sofia" foram quase dois milhões de italianos que, desde o final do século XIX, escolheram o Brasil como sua nova pátria, seria esse o país onde poderiam buscar fortuna, e um futuro para si e para suas famílias, a chamada "Merica" de muitas canções da nossa emigração. Quase metade deles, pelo menos oitocentos mil, chegaram no porto de Santos e passaram pela "Hospedaria dos Imigrantes" em São Paulo, onde hoje em dia é possível visitar um dos mais belos e tecnológicos museus de migração do mundo.
                                               

                                                    Imigrantes italianos na Hospedaria. Alojamento de mulheres. São Paulo.                                                                                            Arquivo Público do Estado de São Paulo         

Entre o final do século XVIII e o início do século XIX, os italianos chegaram ao Brasil principalmente vindos das regiões Nordeste do nosso país, enquanto ao longo dos anos (especialmente após as duas grandes guerras) o número de imigrantes vindos das regiões aumentou consideravelmente do sul da Itália. Depois do Estado de São Paulo, onde os italianos se instalaram nas regiões internas ocupadas pelas grandes fazendas cafeeiras e pela nascente metrópole do planalto a poucos quilômetros do porto de Santos, foram os Estados do Sul (Rio Grande do Sul, Santa Catarina, Paraná) que receberam o outro grande contingente de italianos, além - obviamente - do Estado do Espírito Santo mencionado no início deste artigo. Hoje em dia, os descendentes desta grande e estratificada onda migratória somam a bem mais de trinta milhões, trinta e seis ou mais, segundo algumas estimativas, mas isso pouco importa porque, em qualquer caso, estamos diante da maior comunidade de cidadãos de origem italiana fora das fronteiras do nosso país. Como também são tudo menos que desprezíveis os dados relativos ao número de cidadãos italianos residentes no Brasil, que vem crescendo progressiva e fortemente nas últimas décadas, e está próximo de setecentas mil unidades.
                                                 

                                Escola para os filhos dos operários Sturlini Matarazzo, Osasco, São Paulo, 1908.
                                                       Centro de Documentação Histórica de Osasco, EDUC. 


Uma presença única em qualidade e quantidade
Mas não são apenas os índices quantitativos do fenômeno que nos dão uma ideia da importância da comunidade italiana no Brasil. Na verdade, seria redutivo e simplista parar nos dados quantitativos. O Brasil deve grande parte de sua industrialização, bem como o nascimento de organizações políticas e sindicais, à emigração italiana, especialmente na primeira parte do século XX. Na verdade, se não podemos esquecer que os nossos primeiros imigrantes no Brasil enfrentaram imensos sacrifícios e dificuldades, beirando a exploração e graças à coragem heróica dos nossos colonos, a segunda e terceira gerações estabeleceram-se em todos os segmentos da sociedade pela sua capacidade de iniciativa, do lado económico mas também político.

Eloqüente e significativo é o fato de que em São Paulo, por exemplo, as primeiras grandes fábricas foram as de Crespi ou Matarazzo, e que as primeiras greves também foram organizadas por anarco-socialistas vindos da Itália. Poderíamos fazer uma consideração semelhante sobre a informação e a imprensa, se é verdade como é verdade que no início do século passado o "Il Fanfulla" - jornal diário impresso em italiano - era o jornal mais lido e difundido em São Paulo. Uma influência vasta e difundida, a italiana, evidente e profundamente presente em cada setor da sociedade brasileira. Da história do futebol, onde nasceram grandes times como o Palmeiras e o Corinthians de São Paulo, mas também o Cruzeiro de Belo Horizonte ou o Fluminense do Rio de Janeiro graças à iniciativa dos nossos emigrantes, até a história da música e até do samba, se é verdade que um dos pais da música brasileira, Adorinan Barbosa, se chamava José Rubinatto, filho de um emigrante veneziano de Caverzere.

E depois, a arte brasileira, onde as obras de Volpi, Pennacchi e sobretudo de Portinari, ainda hoje em dia, são sinônimo de universalidade e excelência. Poderíamos continuar longamente, com menção especial às empresas e empresários de origem italiana que ainda se destacam no Brasil em posições de destaque não só nacionalmente, mas internacionalmente: penso na Bauducco, maior produtora de panetone do mundo, ou Cutrale, maior produtor mundial de suco de laranja, ou Biaggi e Ometto, que também são líderes mundiais no setor “sucro-alcooleiro” (derivados da cana-de-açúcar). E estes são apenas alguns exemplos, os destaques de milhares de situações e casos semelhantes, verdadeiros ‘carros-chefe’ da Itália no mundo.

O papel do "Sistema Itália
"
Comemorar aqui os 150 anos da emigração italiana para o Brasil significa valorizar esta história, talvez torná-la suficientemente conhecida também na Itália e combiná-la com o “sistema italiano” atualmente presente no País sul-americano; não só a rede diplomático-consular, mas todos os sujeitos que hoje em diversas capacidades estão empenhados na promoção da nossa cultura, no fortalecimento das relações comerciais, na representação e nos serviços à nossa grande comunidade.

Estou me refirindo aqui aos institutos culturais italianos, às escolas italianas, às câmaras de comércio ítalo-brasileiras, aos Comitês, à CGIE, aos mecenatos e associações: um manancial de experiências e conhecimentos que temos o dever de interligar e valorizar, a partir do apoio que o Estado italiano e sobretudo o Ministério dos Negócios Estrangeiros devem dar a uma realidade preciosa que, devidamente apoiada, poderá constituir uma força motriz insubstituível para o fortalecimento da presença italiana em todos os níveis e em todo o continente sul-americano.

Infelizmente, devemos reconhecer que a Itália tem uma certa dificuldade em compreender o alcance real deste "sistema" presente e enraizado no estrangeiro, sobretudo graças a uma comunidade de italianos no estrangeiro que, de certa forma, constitui um 'unicum', mesmo se comparado a outros países ou nações. Os aniversários, como o que é objeto deste artigo, devem, portanto, também servir a este propósito, inspirar uma reflexão renovada sobre o que fazemos para dar valor a esta presença que não é apenas 'passada', mas é 'presente' e que poderia, sem dúvida, representar um futuro extraordinário em termos de internacionalização cultural, social e económica.

O Brasil é um dos casos mais emblemáticos nesse sentido, justamente porque a emigração italiana conseguiu penetrar e difundir-se de forma circular e concêntrica em todos os setores da sociedade, da cultura e da economia. Isto é demonstrado pelo entusiasmo e interesse que foram imediatamente desencadeados após o início das primeiras atividades oficiais do sesquicentenário pelas autoridades italianas e brasileiras; uma resposta que em alguns aspectos é comovente e em outros não surpreende, pelo menos para quem conhece em profundidade a riqueza desta comunidade.

Não apenas 150°: Turismo das raízes, G7 E G20
2024 não é apenas o ano em que celebramos a emigração italiana para o Brasil; outras “coincidências institucionais” contribuem para tornar única e em alguns aspectos irrepetível esta janela de oportunidade, para relançar a relação entre estes dois grandes países em nome dos laços profundos que unem os nossos povos. Refiro-me, em primeiro lugar, ao Ano Internacional das Raízes Italianas no Mundo, uma iniciativa do Ministério dos Negócios Estrangeiros que nos últimos anos recolheu pedidos do mundo da emigração e das associações italianas.

O maior grupo de “turistas das raízes” está no Brasil e, apesar das tímidas iniciativas do governo iniciadas sobre este assunto, espera-se que ideias e iniciativas possam partir do setor privado e da sociedade civil, capazes de aproveitar uma oportunidade de grande importância económica e cultural, também tendo em vista o repovoamento das nossas aldeias e das áreas internas do país. Por fim, há dois grandes eventos institucionais internacionais em que estarão envolvidas a Itália e o Brasil em 2024: se a Itália liderar o G7, o Brasil terá a responsabilidade de sediar o G20; as respetivas diplomacias estiveram ocupadas durante meses na preparação, e hoje na organização das nomeações institucionais relevantes.

Confiamos também na responsabilidade de compreender a singularidade desta encruzilhada geopolítica que colocará a Itália e o Brasil no centro dos tabuleiros de xadrez da diplomacia mundial. Isto dará origem também ao valor acrescentado de um aniversário que não pode nem deve ser apenas um aniversário.

O maior guardião dos valores constitucionais e morais do nosso país, o Presidente da República Sergio Mattarella, sabe bem disso e, tendo aceitado o convite pessoal recebido há poucos meses em Roma do Presidente Lula, viajou para o Brasil em julho deste ano: uma visita que nós no Brasil esperávamos com ansiedade há anos.



Traduzione in portoghese di A.R.R.
Fabio Porta. Deputado italiano, Presidente da Associação de Amizade Itália-Brasil.